Troppo piombo



enrico pandiani
Troppo piombo
instar
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«Edizione speciale del quotidiano, tutti i particolari in cronaca. La redazione era riuscita a far uscire in fretta e furia una colata immensa di parole con poche fotografie di contorno. Troppo piombo, come avrebbe detto Clément. Chissà che cazzo avevano ancora da dire su quella storia, non veniva nemmeno voglia di leggerla. Parole, parole, parole.»
(Enrico Pandiani, Troppo Piombo, Instar Libri, Torino 2010, p. 307)

Ricordate Mordenti, Coccioni, Servandoni, Santoni e gli altri sbirri italo-francesi di stanza al mitico 36 di Quai des Orfèvres? Be’, gli “Italiens” sono tornati, e questa volta dovranno vedersela con un temibile maniaco omicida, che sembra seriamente intenzionato a decimare la redazione del quotidiano “Paris24h”: al cadavere della promettente (ma tutt’altro che ben voluta) giornalista Thérèse Garcia – ritrovata morta, pestata a sangue e con il collo rotto, nel suo appartamento – se ne aggiunge ben presto un secondo, proveniente dalla stessa redazione.

Il commissario Mordenti è convinto di poter risolvere la faccenda indagando nell’ambiente lavorativo, ma i moventi dei due omicidi, misteriosamente legati a una sfilata di moda alternativa e alla rivolta delle banileues, sembrano affondare le loro radici nel passato.

Per complicare ulteriormente le cose, le persone coinvolte –due delle quali, potenziali bersagli dell’assassino- si rivelano tutt’altro che collaborative, e, intanto, il romantico Mordenti è perso in una pericolosa relazione con la sensuale Nadège Blanche, collega e rivale delle vittime…

Che dire di un romanzo come Troppo piombo, seconda fatica – ma dalla leggerezza dello stile, dalla felice facilità della narrazione, si direbbe tutt’altro, e il termine suona assolutamente inappropriato – letteraria di Enrico Pandiani, in uscita in questi giorni, a poco meno di un anno dal riuscitissimo Les Italiens?

Intanto che non c’è niente di stonato, scordato o fuori posto: la narrazione scorre fluida, senza rallentamenti, dall’incipit di taglio cinematografico – l’assassino appare solo agli occhi della vittima, che mostra di averlo riconosciuto; ce lo si immagina inquadrato di spalle, leggermente di sbieco e forse dall’alto, mentre strangola Thérèse… – all’accelerazione finale, ancora cinematografica, ma nel senso di un certo action che purtroppo non si produce più, dalle scene romantiche all’excipit dolce-amaro, passando per colluttazioni, fughe, inseguimenti e piacevoli parentesi descrittive.

Narrato, al passato e in prima persona, in maniera diretta e colloquiale, dal commissario Mordenti, Troppo Piombo concilia scelte classiche e tendenza post-moderna (ma i detrattori del genere non dimentichino l’esempio di Léo Malet, in questo senso anticipatore anche rispetto ai maestri della cosiddetta alta letteratura) al citazionismo, atmosfere perfette (ricordano le ambientazioni invernali del Malet di Morte a Saint-Michel, o del Le Breton di Brigata Anti-Gang) e irriverenza fumettistica, ritmo e ironia, personaggi ben concepiti, dialoghi attraversati da una fortunata vena comica, e cura (quasi) maniacale dei particolari militari e balistici.

Ben costruito e ben scritto, fluido, avvincente e convincente, Troppo Piombo, di Enrico Pandiani, è uno di quei rari romanzi “di genere” destinati a convincere anche i lettori più ostili.

Semplicemente imperdibile.

fabrizio fulio bragoni

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