L’amante della massaggiatrice cinese



Rosa Santoro
L’amante della massaggiatrice cinese
Arduino Sacco Editore
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Un piccolo centro massaggi. Di questi amari tempi. Un anziano insegnante in misera pensione, affaticato e depresso, mai sposato senza figli né nipoti, viso sciupato e gambe stanche, capelli bianchi e frequenti mal di testa (attutiti con iniezioni di morfina), spia da una tendina della finestra del suo appartamentino e comincia a frequentare Amneris, che lavora di fronte, al negozio “Centro Massaggi Elisir” gestito da cinesi. Lei è bella e intelligente, occhi morati e lentiggini sulla pelle, neo vicino l’ombelico, labbra gonfie e dita affilate, tra i 25 e i 30, pessimo italiano sia parlato che compreso. Lo impasta, gli siede sopra, gli entra nello stomaco e nel cervello. Lui sogna, sente il calore vaginale attraverso l’ano. Superano inibizioni: gli rimane sopra facendo sì che il seme invada tutto il bisogno femminile. Nasce una qualche relazione. Lui ricorda le Lolite della classe, le lascia biglietti lettere disegni, per un po’ non si fa vedere, accetta attese col ricco direttore europeizzato in sala d’aspetto, piange. Non c’è futuro, è amore.

La 27enne scrittrice tarantina Rosa Santoro ha già ottenuto qualche successo, vincendo fra l’altro il premio della giuria come miglior romanzo erotico alla seconda edizione del concorso letterario fiorentino “Città di parole”. Ora prosegue l’avventura degli sfumati romanzi carichi di sensualità, con sapori d’erotismo. Dopo una ragazza adolescente, qui c’è un vecchio uomo single. Scritto di getto, poco autobiografico, in prima persona. Sono quarantasei “momenti” di una usurata vita di maschio senza mai coppia, al confine fra relazione carnale e immaginifica illusione, al centro l’acquisto trasgressivo di consumo e fantasie. Interessanti, per quanto discutibili, alcune innovazioni linguistiche, a favore della musicalità. La città e il contesto sociale non contano, può essere qualsiasi città contemporanea in qualsiasi momento contemporaneo. L’autrice (che usa anche lo pseudonimo Flower Stylosa) dice di aver individuato in Toni Servillo l’attore che poteva personificare il protagonista, chissà? Comunque, dall’amore si parte e all’amore si torna.

Valerio Calzolaio

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