Ci sono romanzi difficili da classificare. O meglio: romanzi che possono essere letti da diverse prospettive e catalogati in differenti sottogeneri.
È questo il caso di Tutti sanno, per il quale potremmo coniare il neologismo crime di formazione.
Harper Jordan, l’autore, è nato nel Missouri, vive a Los Angeles, città che ben conosce e in cui ambienta la maggior parte delle sue storie.
Il ritmo incalzante e le scene talvolta labirintiche ci ricordano quelli che, al di fuori del mondo letterario, lui stesso riconosce come modelli: i fratelli Cohen, Quentin Tarantino, Martin Scorsese…
Diversi sono i fronti sui quali Harper si è formato.
A livello biografico: suo nonno era stato agente carcerario e un prozio un poliziotto ucciso durante un famoso scontro a fuoco.
A livello letterario, troviamo in lui l’eco di autori come James Ellroy e Cormac McCarthy.
A livello lavorativo si è mantenuto in equilibrio tra diverse professioni: pubblicista, pubblicitario, critico musicale, cinematografico, sceneggiatore.
Questi elementi fanno di Tutti sanno un crime mozzafiato.
I due protagonisti, Mae e Chris, si ritrovano anni dopo essersi persi e, forse, segretamente cercati. Come un tempo, sono ancora attratti l’una dall’altro ed è perciò inevitabile che siano sulla stessa lunghezza d’onda e decidano di lavorare insieme per far venire alla luce verità e segreti scomodi.
Chris è un ex poliziotto che ben conosce la corruzione di sceriffi e vicesceriffi. Quarantun anni, grosso, ma tanto, di una stazza che una volta diceva linea d’attacco. Tuta da corsa taglia 58. Lui è un pugno-del braccio- di qualcun altro.
Lavora in segreto per chi ha bisogno di protezione senza dare nell’occhio, muovendosi in quel sottobosco dove politici, potenti, attori, star…devono poter agire attraverso la forza e la violenza esercitate da qualcun altro.
Mae lavora nelle pubbliche relazioni al soldo della Bestia, definizione generica sotto la quale si nascondono quanti hanno interessi economici, finanziari e… scheletri, non solo metaforici ma reali, da far sparire. Mentre Chris va di pugno, Mae va di mente. Il suo compito consiste nel raccogliere notizie, dossier, confessioni…da vendere a testate giornalistiche per pubblicare quanto non lesivo ma, anzi, favorevole ai clienti.
La gavetta di Mae è stata dura: tempo prima, ha lavorato per una donna con la voce arrochita dalle sigarette che la odiava e amava metterla a stretto contatto con uomini veramente sgradevoli.
Era facile pensare che certe donne avevano subito esperienze dolorose e non vedevano l’ora di rovesciare quel dolore addosso a qualcun altro.
È stata poi chiamata da Dan, della Mitnick &Associates, il più importante studio di gestione delle crisi di Los Angeles.
Le pierre come le facciamo noi vanno all’assalto di corsa. Noi non diamo voce alle buone notizie: noi facciamo tacere quelle brutte. Siamo i James Bond del fango di Hollywood.
Il resto sembra un copione ormai scritto, da recitare fino alla fine, finché l’uccisione di Dan scoperchia il vaso e porta alla luce verità che non possono più essere ignorate.
A questo punto, Tutti sanno vira verso il romanzo di formazione. Mae, che ha gelosamente conservato segreti e nascosto a sé stessa verità scomode, non può più chiudere gli occhi di fronte a quanto scoperto. Soprattutto, quando questo assomiglia a vissuti che ha cercato di rimuovere
Passo dopo passo, dubbio dopo dubbio, errore dopo errore…malgrado le morti che le nuove indagini provocano o portano alla luce, Mae compie delle scelte importanti, controcorrente e pericolose di cui, il finale del libro, ci mostra possibili esiti senza darci soluzioni o certezze.
Non mi hanno cambiata né comprata-confessa a Chris-hanno solo visto di cos’ero capace e lo hanno sfruttato. E sarà sempre così. Forse, però, posso puntare la pistola da un’altra parte.
Harper Jordan sembra non volere, o non potere, dare soluzioni, sciogliere nodi o porre rimedio al marcio messo in scena: al lettore è disvelato un mondo e sono consegnati indizi per costruirsi un possibile futuro scenario.