In una valle del Missouri, vive un gruppo di famiglie, tutte imparentate fra loro (uomini e donne hanno tutti gli stessi due o tre nomi e cognomi, un po’ come a Sottomarina di Chioggia) e dedite alla raffinazione della coca. Rae ha sedici anni, vorrebbe arruolarsi nell’esercito ma deve occuparsi della madre pazza e dei fratellini, visto che il padre Jessup č fuggito alla vigilia del processo che lo vede imputato per spaccio di droga. Purtroppo, prima di sparire, Jessup ha ipotecato la casa e i terreni attorno, e il garante della cauzione sbatterŕ in mezzo a una strada Rae e la sua famiglia se il padre non si presenterŕ al processo.
Allora, nel cuore di un gelido inverno, con addosso il cappotto di sua nonna e un paio di anfibi, Rae arranca fra il fango e la neve della vallata, pellegrinando da parenti e conoscenti, nel tentativo di trovare qualche notizia sul padre. E non basteranno le botte feroci e le minacce a farla desistere. Alla fine, la sua determinazione avrŕ ragione anche delle logiche spietate del clan di subumani cui appartiene.
Un libro bellissimo, originale, che mescola il realismo delle descrizioni di una societŕ atavicamente degradata, all’osservazione della natura, capace di ispirare bellezza e poesia persino in mezzo ai guasti provocati dall’uomo. La disperata ostinazione di Rae rimane memorabile, ma sono resi con profonditŕ e acutezza anche i personaggi di contorno: la coetanea giŕ madre, che perň non dimentica le complicitŕ adolescenziali, lo zio dal comportamento ambiguo e spietato, le vicine, le erinni folli della capobanda, mentre le scene del pestaggio sono di un realismo crudele, che molti scrittori splatter nemmeno si sognano. L’autore riesce a evocare un mondo distorto e ripugnante, eppure dotato di una sua etica e di sue leggi anche morali, di una sua inquietante normalitŕ…
Un gelido inverno
donatella capizzi