“Guidando lungo le tue autostrade/
vagando a mezzanotte per i viali/
poliziotti in macchina/
topless bar
mai vista una donna così sola”.
Questa è la Los Angeles che nel 1971 veniva dipinta dai Doors, con cromie licenziose e sregolate.
La Los Angeles di Gattis, in questo suo nuovo lavoro, è cupa come raramente è stata dipinta, quasi fosse immersa in una notte torinese degli tardi Settanta.
Ma in questo caso di spettrale c’è solo il nickname del protagonista, Ricky “Ghost” Mendoza Jr, immerso in una narrazione serrata ed in prima persona, una scelta che, unitamente al costante utilizzo del presente, rende il tutto più immediato, concreto e vividamente dinamico.
Così come dinamiche sono le scene rappresentate come in un film a basso costo dalla pellicola sdrucita, dalle gang di L.A. ai traffici di droga, passando per la concretezza della crisi Lehman Bros che fa da sfondo e presupposto per razzie, rapine e scorribande che prendono per mano il lettore, spingendolo su un fondo esistenziale dal quale è ben difficile risalire, grazie ad un lessico secco ed arido come una balla di fieno che attraversa la deserta highway losangelina, complice l’attenta penna di Katia Bagnoli, già letta nella traduzione di quel monumentale “American Gods” di Neil Gaiman.
Dal canto suo, la meneghina Guanda si dimostra editore particolarmente attento nel proporre questa pièce ambientata in quel lembo di terra mai come questa volta spogliato dei luminosi colori dei figli dei fiori, che lasciano spazio ad un emaciato bianco e nero.