Blu come te – Benjamin Myers



B. Myers
Blu come te
Bollati Boringhieri
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“Non c’è pace nè vincitore nelle Dales dello Yorkshire, estrema periferia settentrionale inglese, dove un ruolo non secondario lo interpretano un inquietante bacino idrico e un paesaggio costellato da cave, acquitrini, vallate, boschi e dirupi. Piani scoscesi, inclinati e irregolari proprio come i protagonisti del nuovo romanzo dell’inglese Bejamin Myers (“Blu come te”, editore Bollati Boringhieri). Una giovane ragazza scompare, Melanie Muncy, figlia di un noto uomo d’affari del paese, Raymond Muncy, che conosce ed è conosciuto da tutti. Le indagini della Polizia Locale soffrono una superficialità ed una lentezza sconfortante ma significante. Dovrà arrivare il brillante detective Jim Brindle da una nuova unità speciale della Polizia per provare a portare luce tra le tenebre morali di un ambiente chiuso che ha molto da celare. Una rete che coinvolge insospettabili con le loro più deteriori depravazioni e perversioni. L’autore descrive con notevole efficacia i paesaggi, gelidi, innevati e immobili, e ci proietta lì al centro della scena. Ci fa costantemente attraversare una sensazione di disagio senza accompagnarci fuori. Il lettore è sempre in bilico, mai rassicurato. In questo risiede la forza del racconto. A mio giudizio la spiccata capacità descrittiva degli scenari, dei legami, dei personaggi vale più della storia nel suo complesso: la vicenda è funzionale a descrivere uno spaccato in cui nessuno è senza macchia, nessuno è perfetto. Nè i cattivi nè i buoni. Un forte plauso va al personaggio di Steven Rutter che per istinti, stile di vita e miserie pare uscito, seppure a diverse latitudini e temperature, dalla penna del celebre Erskine Caldwell. Di Rutter vediamo tutto e, forse a sua parziale discolpa, qua e lá ci vengono raccontati i patimenti giovanili derivanti dall’assenza del padre e, soprattutto, da una madre fin troppo presente: per tutti gli altri, ma non per lui! Rutter si fa odiare dall’inizio alla fine: è colui che ha dovuto subire l’esclusione, l’onta di essere assimilato ai suoi animali ed è colui a cui viene sempre affidato il lavoro sporco. Un personaggio che non vorremmo incontrare mai, se non sulle pagine di un buon thriller.Ultima pagina. Chiudo il libro. Mentre vado a preparare la moka non sono solo, mi accompagna il dubbio di quanti Rutter si nascondano intorno a noi dietro le simpatiche sembianze di Larry Lister o gli sconosciuti connotati di Mr Hood…”

Pier Livrieri

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