Verso la fin di novembre del 2010, a Brembate di Sopra, poco lontano da Bergamo, una ragazzina esce di casa per andare al campo sportivo dove si allena nella ginnastica ritmica. Non farà mai ritorno a casa. Di lei non si sa più nulla per tre mesi esatti: il 26 febbraio 2011 Yara Gambirasio viene ritrovata in un campo, le braccia aperte, la bocca spalancata in un urlo infinito. I medici diranno che è morta di freddo. Dal giorno successivo alla sua scomparsa ha inizio un’indagine senza precedenti per i metodi scientifici messi in campo, per la quantità di individui coinvolti – dagli inquirenti ai cittadini chiamati a contribuire in prima persona –, per il clamore mediatico mondiale, per il dispiegamento di energie civili, politiche e militari, per la quantità di passi falsi, errori, polemiche. Nel giugno 2014 la procura arresta un uomo che oggi è condannato all’ergastolo ma continua a proclamarsi innocente. Un tempo feroce quello della ricerca del colpevole e poi attraverso il DNA della condanna inequivocabile. Un avvenimento tragico, vorace di vite altrui, pronto a esultare di fronte all’esposizione del dolore e della colpa.
Lo scrittore Giuseppe Genna dà voce in modo potente a tutte queste situazioni, a queste realtà policrome e accompagna il lettore in maniera precisa e meticolosa sino al parossismo ossessivo.
L’autore ribadisce che questo libro intende onorare la vita privata. E al contempo intende essere un fedele resoconto di quanto accaduto nella nazione a proposito di un caso criminale, sfortunatamente annoverato tra i principali della storia repubblicana, che ha sconvolto le vite private dei protagonisti, rendendole pubbliche e sovraesposte, il che non è sembrato sufficiente all’indecenza delle platee, le quali hanno voluto colpire quei protagonisti con un ciclone di oscenità mediatiche a cui il Paese si era preparato da molti decenni, ben prima che altrove nel mondo. Nella storia della criminologia non solo italiana, è la tesi qui avanzata, esiste un prima e un dopo questo caso, per rilevanza mediatica e dispiego di tempo e risorse e nuove tecnologie e scienza implicate nell’indagine e fino al giorno in cui la sentenza definitiva è stata emessa. Così pure, nell’arco degli anni qui in esame, l’impatto delle nuove tecnologie comunicative e sociali, nello specifico la banda larga e lo sviluppo di piattaforme social e di messaggistica, ha mutato per sempre la ricezione collettiva della cronaca, in particolare di quella nera, e dei fatti storici che occorrono alla vita nazionale, la quale non è privata e che qui è fatta oggetto principale di racconto. Così come si definiscono i contorni e le modalità di un film documentario o di una docufiction, allo stesso modo un romanzo documentario o una docu-narrazione, quale il presente libro vuole essere, inserisce un elemento funzionale, atto a legare drammaturgicamente i giorni ai giorni e gli anni agli anni, nel corso di un’onerosa e storica indagine. L’espediente di un narratore in loco, costituisce a una drammatizzazione adeguata a rendere unificata una vicenda che si svolge in un decennio, dal fatto criminale fino alla pandemia mondiale, i cui drammatici esordi nel contesto occidentale avvengono anzitutto nelle zone geografiche interessate al barbaro omicidio.
L’autore dichiara inoltre che sussiste ed è patentemente ricercato l’obbligo del rispetto della verità storica in quest’opera, la quale non è fatto di fantasia narrativa e letteraria, se non in drammatizzazioni di contorno atte a portarne avanti il racconto, non intendendo che vengano deformate in alcun senso, in singoli episodi o per l’impostazione complessiva dell’opera medesima, da leggere per chi è appassionato di questo tipo di narrazioni.