L’orizzonte capovolto



Giuseppe Naretto
L’orizzonte capovolto
Ponte alle Grazie
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Un giallo medico, il mistero di un medical thriller in alta quota, sul Monte Rosa stavolta, per il dottor Massimo Dighera, anestesista e medico rianimatore, costretto suo malgrado dalla frattura del femore – è stato investito da una macchina mentre faceva jogging – nel pronto soccorso e poi addirittura nella terapia intensiva di un ospedale che non è il suo. Per una volta il semidio dottore deve calarsi nelle vesti di paziente, con il dolore fisico, le angosce, le ansie della madre ed è condannato a subire la necessaria routine delle terapie. Solo il caso, quindi, lo porta ad avere come compagno di camera Davide, un venticinquenne – quattro anni prima vittima di un incidente di montagna durante una scalata – che proprio lui e la sua equipe di rianimazione hanno operato per un brutto ematoma cerebrale, salvandolo dalla morte. Davide, che si è miracolosamente risvegliato dal coma tre anni dopo l’intervento, ha affrontato e sta affrontando ancora un lungo e lento processo di riabilitazione intellettiva. I danni subiti gli rendono a sprazzi frammenti di memoria, non riesce ancora a rammentare quanto accaduto e continua ad avere inquietanti incubi notturni. Gli altri due componenti della sua cordata erano André, alpinista esperto di fama mondiale, ritrovato in seguito cadavere e Pietro, ottima e collaudata guida alpina, che era riuscito a trascinare Davide fino al Rifugio Regina e a chiamare i soccorsi ma, neppure lui, era mai stato in grado di ricordare e ricostruire la dinamica dell’incidente. La noia e la routine della degenza di Massimo Dighera, pur alleviata da Bianca, la dolce infermiera di Bucarest divenuta la sua compagna e certi particolari di quella disgrazia, di quella lontana storia di scalate, tornatagli vicina, quasi riscoperta, stuzzicano la fantasia e le sue capacità investigative. Dotatosi di computer, fruga nell’infinita memoria di Google per richiamare il fatto ed evidenziare le personalità dei tre alpinisti. Troverà rassicuranti certezze, ma anche misteriosi dubbi. La convalescenza gli regala tempo e la possibilità di andare sul posto, a Macugnaga, sotto la parete est del Monte Rosa teatro dei fatti. Vorrebbe chiarire, sapere. Conoscerà meglio da vicino cosa significano la durezza, la difficoltà, ma anche la grande poesia della montagna. Il perché della spinta incontenibile, del desiderio di andare su, vincere la parete e nello stesso tempo se stessi. Ma quello che è mistero, tale deve restare. La vita deve andare avanti, certe inquietudini e sospetti di un’anima, se rivelate, potrebbero condurre a una sterile rovina. È meglio che riposino in pace.

patrizia debicke

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