Roberto Mistretta

Lo scrittore in pillole di questa settimana è Roberto Mistretta. Scrittore siciliano molto conosciuto in Germania dove i libri con il maresciallo Bonanno vanno a ruba.

Il libro (di un altro) che avresti voluto scrivere e il libro (tuo) che NON avresti voluto scrivere
Questa non è una domanda ma una provocazione e ti rispondo altrettanto provocatoriamente. Il codice da Vinci per non dovermi più preoccupare dei quattrini; Il pasticciaccio di Gadda perché tutti lo citano ma pochi lo hanno veramente letto, le avventure di Sherlock Holmes per l’immortalità e, infine Dalia nera, perché incarna magnificamente come si dovrebbero scrivere dei noir d’autore.
Circa i miei libri, sono come i miei figli, tutti voluti, nessuno escluso, poi è chiaro che c’è quello che ti dà più soddisfazioni e quello meno brillante, ma non né rinnego nessuno.

Sei uno scrittore di genere o scrittore toutcourt, perché?
Le definizioni le lascio a chi ne sa più di me; mi ritengo un modestissimo artigiano che utilizza le parole per raccontare storie difficili da accettare. Al centro dei miei libri con protagonista il maresciallo Saverio Bonanno (in ristampa da Cairo editore a partire da maggio 2007), pongo sempre tematiche di forte impatto sociale: incesto, pedofilia, guerra in Kossovo, solitudine degli anziani, mafia, e altro ancora, mitigando tali foschissimi quadri con spassose cornici e personaggi ruspanti, per evitare al lettore di prendermi a pugni. Vedi, a volte diventa durissimo persino per me affrontare determinate tematiche, che scavano nell’abisso dell’uomo, laddove coabitano mostri che non vorremmo mai incontrare. Accanto a questi libri, per così dire impegnati, a riprova della mia assoluta mancanza di serenità mentale, mi diletto a scrivere romanzi per bambini e tenerissime fiabe.

Un sempreverde da tenere sul comodino, una canzone da ascoltare sempre, un film da riguardare.
E’ doveroso rendere omaggio alla mia solare Sicilia per tutto quello che ha dato e continua a dare alla cultura italica e non solo, e perciò cito, libro: Il consiglio d’Egitto di Sciascia; canzone: Povera Patria di Battiato; film: Nuovo Cinema Paradiso di Tornatore, nella sua versione integrale.

Si può vivere di sola scrittura oggi?
Ritengo di sì, se si riescono a vendere in Italia e all’estero, centinaia di migliaia di copie dei propri libri. Obiettivo non proprio a portata di tutti.
Oppure, se non si è famosissimi, vendendo i diritti al Cinema o in tivù, oppure ancora, se le copie vendute sono poche decine di migliaia, magari collaborando con testate giornalistiche, rubriche di settimanali e robetta così.
Vivere di scrittura specie qui in Italia, è una scelta molto coraggiosa che merita grande rispetto. Conosco alcuni scrittori che ci riescono bene, magari scrivendo sceneggiature televisive o per il teatro, oltre ai libri.

Favorevole o contrario alle scuole di scrittura creativa? Perchè?
Non esprimo giudizi, dico solo che, come in ogni scuola, tutto dipende dalla professionalità di chi la gestisce. Il talento nessuno può insegnarlo, o si ha o non si ha, punto. Le scuole di scrittura, quando sono serie, possono insegnare i primi rudimenti basilari a chi vuole cimentarsi in tale avventura, magari indirizzano, fanno emergere i limiti, non promettono miracoli. In caso contrario, la scuola di scrittura rischia di somigliare ad una grande tonnara e, come tutte le tonnare dove vige la mattanza, più tonni si arpionano, maggiore è il guadagno intascato. (paolo roversi)

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