A casa del diavolo



Romano De Marco
A casa del diavolo
timecrime
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Ascoli e Castrognano (Abruzzo). Giugno 2011. Il bel 30enne Giulio Terenzi, laurea con lode, master in Economia, fisico da atleta, vestiti e auto firmati, gran scopatore, falso e squallido, borioso ed egoista, viene spedito in punizione (per monito morale) in un paesino della provincia dell’Aquila, sopra i 1300 metri, meno di 300 abitanti, unico capo e impiegato della filiale della sua banca. Soffre di vertigini, concrete e figurate. Ha perso la più bella e ricca fidanzata che abbia mai avuto. Trova il collega Rinaldi, canuto e stempiato, alto e incurvato, pronto per la pensione, che gli spiega il poco lavoro e lo mette in guardia: lì la gente è cattiva e ignorante, da qualche tempo poi scompaiono vecchi (almeno tre). Resta solo, ma arrivano i carabinieri: la seicento di Rinaldi è uscita di strada, il cadavere sfracellato e carbonizzato è in fondo al dirupo. E’ propria carina tutta la prima lunga parte del terzo romanzo del 48enne esperto di sicurezza bancaria Romano De Marco (“A casa del diavolo”, Fanucci Timecrime 2013, pag. 219 euro 9,90), in prima presente. Poi si perde un poco nell’euforia sanguinaria. Menu fisso e paurosi rumori.

valerio calzolaio

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