Il quartiere Mergellina è uno dei luoghi che più rappresentano l’essenza autentica di Napoli. Paesaggi mediterranei, siti monumentali millenari, capolavori artistici e ricette culinarie uniche: questo insieme di elementi delinea lo scenario in cui si muove l’ispettore Scapece, affascinante poliziotto quarantenne, sempre munito di lente d’ingrandimento, con una passione particolare per il cibo e le belle donne.
Acquartierato nel nuovo commissariato di Mergellina, Scapece si trova a dover investigare su un omicidio dai tratti rituali: un giovane dalla vita sregolata viene rinvenuto cadavere all’interno di una strana scenografia composta da pentole, olio e peperoncino, la spezia storicamente associata alla purificazione. Tra una sosta e l’altra per ristorarsi con le specialità della rinomata Trattoria Parthenope, l’ispettore Scapece si avvale dei consigli di Nonno Ciccio, il titolare e fondatore delle locanda, e di suo figlio Peppe detto Braciola, l’erede alla tolda di comando, senza disdegnare momenti di romanticismo con Isabella, l’affascinante nipote del patriarca.
Quando i corpi sul tavolo dell’obitorio si moltiplicano e l’ombra di un serial killer sembra prendere consistenza, i dipinti custoditi tra le chiese di Mergellina segnano un percorso che conduce all’assassino. Gli struffoli, i roccocò e i susamielli accompagnano la degustazione di piatti come i paccheri allo scarpariello o la zuppa forte, completando i banchetti consumati all’interno della prestigiosa osteria e riempiendo di colore le pagine del romanzo.
In un grande tributo alla napolentanità, le pagine di “Aglio, olio e assassinio” riservano un po’ di spazio ai simbolismi di un furioso torneo di Asso Pigliatutto, prima del raggiungimento del climax e della risoluzione di questo giallo dal sapore mediterraneo che trasporta il lettore per le strade e gli scorci più suggestivi di Mergellina.