Azrael



Pierluigi Porazzi
Azrael
Marsilio
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Dopo “L’ombra del falco” e “Nemmeno il tempo di sognare“, Pierluigi Porazzi torna in libreria con “Azrael”. Il nuovo romanzo, edito da Marsilio come i precedenti, riporta in scena l’ex poliziotto Alex Nero e altri personaggi già conosciuti nel primi due capitoli della trilogia. Anche l’antagonista sembra arrivare dal passato e Nero si trova a indagare sugli omicidi compiuti da un serial killer che ricordano quelli commessi dal Teschio e raccontati ne “L’ombra del falco”. Cristiano Barone, il Teschio, però è rinchiuso in carcere e tutto fa supporre che il nuovo serial killer sia un emulatore. Un seguace o forse un complice, deciso comunque a sfidare la polizia, ma soprattutto Alex nei confronti del quale cova desideri di vendetta e rivalsa. Un killer spietato che si fa chiamare Azrael (il nome attribuito nell’Islam all’angelo della morte) e che, pagina dopo pagina, tesse una ragnatela di omicidi e orrori scegliendo le sue vittime fra le persone vicine a Nero. Lo sfida e sembra volersi prendere gioco di lui. Lo mette di fronte alle sue paure e ai suoi rimorsi di coscienza, costringendolo a dover affrontare una vera e propria corsa contro il tempo per impedire nuovi ed efferati delitti. La zona d’azione è sempre Udine e i suoi dintorni, lo scenario è quello di una società in crisi non solo economicamente, ma anche a livello morale. Tanto che accanto all’indagine principale si affiancano anche altre storie che raccontano il degrado dei nostri tempi. Intolleranza razziale, abusi sui minori, corruzione e affari sporchi portati avanti da politici senza scrupoli. Un ottimo thriller, un noir avvincente e ben congegnato dove la tensione si mantiene alta grazie a colpi di scena e falsi indizi che conducono in fondo a strade senza uscita. A inversioni di marcia e cambi di corsia improvvisi e del tutto inaspettati. Un romanzo che è una continua sfida per il lettore, a tratti spiazzante e angosciante. Il tutto sorretto da una scrittura solida e matura e da un ritmo incalzante. Gli ingranaggi sono ben oliati, la trama avvincente e la voce che la racconta decisa e priva di esitazioni, tanto che non si può che essere d’accordo con lo strillo in copertina di Maurizio De Giovanni: “la scrittura limpida e tagliente di una delle più interessanti voci del romanzo nero italiano, per un nuovo viaggio nella stanza più buia della nostra anima”

Ferdinando Pastori

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