Björn Larsson

In occasione di un tour italiano nel quale è stato ospite di Letteraltura a Verbania, un Björn Larsson raggiante e in ottima forma ha risposto a qualche domanda.

Vieni sempre associato alla libertà, vuoi darci una tua definizione personale?
Per me la libertà è la capacità di dirsi come stanno le cose, compresa la propria vita. E’ la libertà di contraddire gli schemi fissi della persona, sociali, religiosi, di nascita o altro. Il malinteso è pensare che si possa fare ciò che si vuole, non è possibile ma si può  fare resistenza agli ostacoli.

Vivi sempre su una barca? I pro e i contro di questa vita?
Sono tornato a vivere su una barca in Danimarca da pochi mesi. Mi divido anche tra la Svezia, dove insegno, e Montpellier. E’ una vita libera, dove possono nascere legami saldissimi  o rompersi per sempre.

“La letteratura è l’arte del possibile”, come ti poni nei confronti di questa tua affermazione?
La letteratura non deve fare concorrenza ala scienza, al giornalismo e ai documentari. Deve immaginare personaggi, modi di vivere, parlare senza copiare le cose come stanno. Riprodurre la realtà non è il suo compito.

Gli Otto personaggi in cerca (con autore), Iperborea sono distaccati dalla realtà, che messaggio vuoi dare?
Per cercare la verità scientifica e per le ricerche della medicina occorre essere specializzati e dedicare moltissimo tempo alla ricerca. Lo scienziato non ha tempo per vivere la realtà, ne vive solo una piccola parte. E’ un paradosso perché spesso ha figli, mogli, mariti, è come se vivesse in mondi separati. Il libro non deve avere un messaggio particolare ma deve far sì che il lettore si interroghi. Il racconto sul chimico è un messaggio perché racconto come dovrebbe essere lo scienziato. C’è un po’ di me in tutti i personaggi, soprattutto nell’astronomo e nello scrittore.

Qual è la tua posizione nel panorama culturale svedese?
Sono più e meglio letto in Italia ma ho anche un pubblico fedele anche in Svezia dove sono un po’ alla periferia del panorama letterario. Non ho rapporti con gli altri autori svedesi perché non vivo a Stoccolma. In Svezia a volte dicono che sono un eremita asociale perché ho spesso l’opportunità di essere invitato all’estero, Roma, Otranto, Genova Napoli. Colgo l’occasione di vedere posti nuovi e conoscere gente diversa piuttosto che partecipare a eventi in Svezia. Uno dei miei libri, Bisogno di libertà, che ho scritto in francese, non è ancora uscito in Svezia.

Qualche volta ti sei  cimentato nella traduzione, e che rapporto hai con i tuoi traduttori?
Ho tradotto qualche volta dal francese allo svedese. Per essere buoni traduttori non bisogna avere un proprio stile, bisogna tradurre fedelmente. Con i miei traduttori ho buoni rapporti, sono tutti eccellenti. Intervengo rispondendo alle domande ma non leggo le traduzioni per intero perché non conosco abbastanza le lingue.

Qual è il tuo rapporto con i lettori?
Buono, in particolare con i lettori italiani. Trovano in rete la mia e-mail e mi scrivono, ricevo un paio di messaggi per settimana, anche dalla Francia e dalla Svezia. Sono tutti gentili e cortesi, mi dicono che i miei libri sono stati importanti per loro vita.  Rispondo solo a chi ha letto i miei libri.

Sei stato giurato del premio Grinzane, una struttura di grande promozione culturale. Cosa racconti della tua esperienza e cosa auspichi per il futuro?
Ho ricevuto una lettera che annunciava la messa in liquidazione del premio. Il Grinzane è perso. Gli sponsor in fondo sono contenti di non dover più dare tanti soldi a Soria, parlando con alcuni di loro nelle occasioni conviviali mi ero accorto del loro disagio nell’erogare così tanto. Sono usciti dal premio senza perdere la faccia, non sapevano dirgli di no perché sapeva come chiedere i soldi. Se il premio dovesse rinascere e mi chiedessero di partecipare accetterei. Il lavoro era molto ben fatto ed era una buona idea. Per il mio gusto però c’erano troppe cerimonie, troppi discorsi, troppe cene. Allo scrittore vincitore venivano dati 5’000 euro ma la cena offerta dagli sponsor aveva un costo enorme. Auspico più soldi in cultura che nel superfluo. Non mi interessa soggiornare in un albergo a 5 stelle, ma la promozione della letteratura e che i libri vengano letti. Giuliano Soria aveva una buona visione della letteratura, il suo errore è stato cadere nella trappola della rappresentanza invece di dare maggior peso alla lettura. Forse in Italia non è possibile fare diversamente, in Francia nei premi più importanti, Goncourt, Médicis, Femina non c’è la cena, non c’è cerimonia, non c’è diploma, non ci sono soldi, c’è solo il prestigio. Solo l’editore organizza una cena, il contrario di quanto avviene in Italia. 

ambretta sampietro

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