Ciao, Raffaele

La redazione di MilanoNera partecipa sentitamente al dolore della famiglia. Ciao, Raffaele

È morto ieri a Milano, all’età di 73 anni, lo scrittore Raffaele Crovi. L’intellettuale – è stato anche produttore editoriale e televisivo – era stato ricoverato martedì scorso all’Humanitas di Rozzano, dove è morto oggi verso le 13 di ieri. Cordoglio a Reggio Emilia per «la scomparsa dell’amico Raffaele Crovi – scrive il sindaco Graziano Delrio – figlio della terra reggiana, spirito libero, profondo conoscitore dei reggiani». L’amministrazione comunale di Reggio Emilia stava «percorrendo in questi giorni, su proposta di Clementina Santi, la possibilità di conferire a Raffaele Crovi la cittadinanza onoraria di Reggio Emilia». Poeta, narratore, saggista, giornalista, direttore editoriale ed editore, oltre che produttore di programmi radio tv, Crovi era stato nel luglio scorso in giuria al Premio Azzeccagarbugli di Lecco e prima, in maggio, presidente del Premio Biella che vedrà la sua cerimonia il 26 ottobre. La notizia della scomparsa di Crovi è stata appresa con profondo cordoglio dal presidente della Provincia di Bergamo Valerio Bettoni e dall’assessore alla Cultura, Tecla Rondi, che hanno ricordato la grande passione che lo scrittore trasfuse nel far rinascere il Premio di Poesia di San Pellegrino.

Gli ultimi libri di Raffaele Crovi sono dedicati rispettivamente alle Leggi razziali e ad Elio Vittorini. In “Cameo”, edito da Mondadori nel 2006, l’autore racconta la storia di Nando Mortara nella Reggio Emilia in cui Crovi ha vissuto a lungo. Mortara è un incrocio, come i Cameo, i gatti – frutto di una unione forzata di persiani e birmani – che gli fanno compagnia. È stato battezzato dai genitori per farlo scampare agli anni bui in cui essere ebreo significava non avere futuro. La sua è la storia di una condizione umana, in cui la sofferenza dell’animo (la distorsione della propria origine; il dolore provocato dalla perdita dei genitori, coinvolti nell’abominio delle leggi razziali e nell’orrore dell’Olocausto) va di pari passo con quella del corpo. E l’essere felice non sempre corrisponde al benessere fisico. Nella vicenda di Mortara e della Comunità ebraica di Reggio Emilia, c’è il ritratto di una condizione umana stravolta dalla storia. Nel secondo libro Crovi torna ad un personaggio da lui molto amato, Elio Vittorini, e il titolo dell’opera, edita da Avagliano, ricalca una delle sue citazioni preferite: “Vittorini cavalcava la tigre”. È un ritratto dal di dentro del romanziere, frutto di una lunga frequentazione e di una grande amicizia. Dell’amico-maestro «rabdomantico scopritore di talenti», Crovi confessa di aver condiviso innamoramenti e repulsioni lungo un itinerario intellettuale che l’ha portato a contatto con uomini come Calvino, Ottieri, Fenoglio, ma anche Borges e tanti altri. Con Vittorini spartì anche la stroncatura del “Gattopardo”: una polemica che occupò trent’anni di vita letteraria italiana e che ancora non si è sopita. Quando Crovi nel 1993 vinse il Campiello con La valle dei cavalieri (Mondadori) – storia incentrata sulla sua Reggio Emilia – commentò: «Nessuno aveva previsto questa vittoria; ma io un po’ l’avevo prevista e certo molto l’avevo sperata».

da IL TEMPO

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