Coma



Divier Nelli
Coma
Gallucci
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Dimenticare e ricordare: queste due parole rappresentano la spina dorsale del nuovo romanzo di Divier Nelli che si diverte a tenere il lettore con il fiato sospeso alternando pause sempre più brevi alla suspense più feroce.
La protagonista è una donna che dopo un terribile incidente si risveglia da uno stato di coma durato solo pochi giorni. L’incidente ha fortemente compromesso il suo fisico – ossa rotte, milza spappolata, un’infermità che combatterà con la fisioterapia ricominciando lentamente a camminare – ma è il coma che le ha lasciato un danno enorme, privandola completamente della memoria, del suo passato e della sua identità, non solo quella esteriore che si usa quando ci si presenta a qualcuno, ma anche quella intima, che appartiene ad ognuno di noi.
È lei la protagonista di tutto il romanzo ed è con lei che il lettore empatizza immediatamente allineando il ritmo del proprio respiro al suo e ritrovandosi, insieme a lei, all’improvviso, a ricordare tutto quanto, tutto insieme.  Il coma l’ha depredata di tutto e la discesa di una scala, non solo da
un punto di vista metaforico, le restituisce il suo passato, in maniera scioccante e altrettanto destabilizzante di quando si era resa conto di non ricordare più niente.
L’autore usa le parole come se fossero proiettili con la precisione di un tiratore scelto. Periodi brevi, ritmo che segue la narrazione, a volte più lento, a volte addirittura sincopato, i termini sono evocativi e danno al lettore l’idea di partecipare personalmente, di essere parte integrante della storia. Inoltre, ha il dono della sintesi, che non può che agevolare la suspense e il thriller talmente ricco di colpi di scena da rendere impossibile riassumerne la trama, se non limitandosi ai primi tre capitoli.
Un bel romanzo che ne evoca tanti altri, ma dove la tematica – la violenza sulle donne – viene trattata in modo molto originale.
È un po’ come se non ci fossero più ruoli, come se il vecchio giudice di Dürrenmatt facesse sdraiare sul tavolo operatorio il suo boia.
L’unico indizio è la rabbia, la forza, la determinazione che nella donna sopravvive all’oblio di tutti i suoi ricordi.
E allora ecco la catarsi, un passo alla volta, perché la vendetta è un po’ come la fisioterapia: il risultato pieno si raggiunge con l’impegno e con il tempo.

Elena Zucconi

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