Come rapinare una banca svizzera



andrea fazioli
Come rapinare una banca svizzera
guanda
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Come rapinare una banca svizzera è il terzo libro di Andrea Fazioli dopo Chi muore si rivede (Dadò) e L’uomo senza casa (Guanda, Premio Stresa di Narrativa 2008).
Qui di morti non ce ne sono, ma la trama è ricca di suspense e di ironia.
Ritroviamo Elia Contini, il detective privato già protagonista delle precedenti storie che vive a Corvesco, in una casa nel bosco dove può osservare le volpi e gettare piccole zattere nel fiume e trarne auspici.
Jean Salviati, un anziano rapinatore pentito convertitosi al giardinaggio sulla Costa Azzurra è costretto a tornare nel Canton Ticino per salvare la figlia Lina, spregiudicata giocatrice d’azzardo con poca fortuna e nelle mani di Forster, un losco figuro che lo costringe a organizzare una rapina in banca.
Jean non vorrebbe proprio riprendere in mano gli antichi ferri del mestiere ma è costretto a improvvisare una banda tra le poche conoscenze che ha ancora sul posto. Primo elemento reclutato è proprio Elia Contini; la conoscenza tra Elia e Jean risale a parecchi anni prima e il legame è talmente forte che Elia non può proprio dire di no. Francesca, la sua fidanzata si aggrega per tenerlo d’occhio.
Anna e Filippo Corti, una coppia tranquilla che trascorre le vacanze il Provenza, sono le uniche altre persone che Jean conosce. I preparativi della rapina danno un brivido alla loro esistenza e li vedono molto coinvolti. Una parte spetta anche a Viola un’entraineuse vecchia amica di Jean.
I preparativi sono lunghi e minuziosi perché Jean è un professionista e sa di non potersi fidare di nessuno …

Un bel libro, dove vengono descritti luoghi e avvenimenti tipici del Canton Ticino, in questo caso la inusuale festa irlandese di Tesserete. Parecchia attenzione è dedicata ai caratteri dei personaggi, al loro profilo psicologico e alle loro emozioni. La scrittura è più matura e ogni tanto concede il campo a espressioni tipiche ticinesi. Inevitabilmente il lettore si trova a parteggiare per i rapinatori perché chi dovrebbe essere buono non lo è poi così tanto.

ambretta sampietro

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