Cronaca di una morte annunciata



gabriel garcia marquez
Cronaca di una morte annunciata
einaudi
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Cronaca di una morte annunciata è la cronaca di una vicenda di sangue realmente accaduta, trasposta in forma letteraria nel 1980, quando erano trascorsi ormai trent’anni dall’evento e i protagonisti principali erano deceduti.
Edita in Italia a più riprese sia da Einaudi che da Mondadori (per Mondadori, anche nella collana degli Oscar) con la traduzione di Dario Puccini, quest’opera contribuì, insieme alla produzione pubblicata fin a quel punto, al conseguimento del premio Nobel che sarebbe arrivato appena un anno dopo.
Interrompendo lo sciopero narrativo che si era impegnato a sostenere finchè non fosse stato detronizzato il dittatore cileno Augusto Pinochet, Gabriel Garcia Márquez vide il libro uscire nel 1981, con una tiratura di un milione di copie contemporaneamente in quattro paesi: Spagna, Argentina, Messico e Colombia. “Una falsa storia di un vero delitto”, così dichiarò l’artista in un’intervista a Le Monde.
La mattina del 22 gennaio 1951, Sucre, il paese in cui la famiglia Márquez viveva, fu sconvolto da un fatto di cronaca: il giovane Cayetano Gentile – che Márquez nel romanzo chiamerà Santiago Nasar – fu ucciso nei pressi della sua casa con sedici pugnalate.
Cambiano i nomi dei protagonisti e dei personaggi collaterali, l’autore pone a confronto le testimonianze, indaga secondo la tecnica poliziesca, ricompone sulla base di congetture, deposizioni, contraddizioni e documenti istruttori una tragedia dall’ossatura molto semplice: Angela Vicario, ripudiata dal novello sposo Bayardo San Román la notte stessa delle nozze perché non trovata illibata, incolpò della sua condizione Santiago Nasar, uno sparviero a caccia di pollastre, col volto da saraceno. I gemelli e fratelli di Angela, Pedro e Pablo Vicario, per vendicarne l’onore andarono in cerca di Santiago Nasar finchè lo trovarono e lo uccisero a coltellate davanti alla porta di casa sua. La morte è annunciata perché i gemelli avevano proclamato all’intero paese le loro intenzioni, ma nessuno li aveva presi pienamente sul serio né di conseguenza si era adoprato per evitare il crimine.
La narrazione onniscente in terza persona è tesa, attraverso l’utilizzo del discorso diretto e di sequenze descrittrivo/narrative, a sfaccettare ogni punto di vista senza prendere una posizione definitiva, pur non rinunciando alle immagini condensate dei personaggi.
La ricostruzione del reportage attraverso la formula del romanzo accondiscende al proposito di offrire al lettore l’impressione di aver a che fare con avvenimenti realmente accaduti, nonché alla pretesa di creare l’illusione di un realismo quasi fotografico. Attraverso l’investigazione, la catalogazione, la documentazione e l’interpretazione, il punto di vista finale è forgiato sulle interviste e sulla ripetuta lettura delle fonti giuridiche, in sostanza è frammentario e integrale dans le même temps. Questo marchingenio narrativo obbedisce all’intento di captare la veridicità dei fatti e conferma una volontà di realismo che non si esaurisce nella semplice ricomposizione, forse perché lo stesso autore prende coscienza dei limiti in cui la storia tiene attanagliato chiunque decida di scrollarne le polveri: testimonianze contradditorie, misteri dell’azione umana e delle sue motivazioni profonde, ambiguità delle circostanze.

marilù oliva

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