Il custode dei 99 manoscritti



Andrea Frediani,
Il custode dei 99 manoscritti
Newton Compton
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Come al solito con un romanzo di Andrea Frediani si casca sempre in piedi, sia per la scrittura ben calibrata senza fronzoli ma da professionista serio, che per la storia che diventa ardito palcoscenico del suo romanzo. Storia che si avvale delle colte e minuziose ricostruzioni del quotidiano, arricchendo i fatti con l’accurata rappresentazione delle abitudini di vita e alimentari di allora, descrivendo l’abbigliamento del ricco come del povero, facendoci prendere parte ai riti dei fastosi cerimoniali, tanto che pare di inebriarsi con il profumo dell’incenso.
Dopo l’affascinante e sanguinaria saga di Costantino, facciamo un salto in avanti e, dalle accese contese tra i successori degli eredi di Diocleziano, passiamo alla medioevale e torbida Roma del IX secolo d.C.
Siamo nei secoli più cupi del primo Medioevo, quando i papi si alternavano, giostrando pericolosamente per contendere il potere all’imperatore e tenere a bada le potenti famiglie patrizie.
Ma la cieca, folle e feroce intromissione del fanatismo religioso, che sarà causa di orrendo delitto che vedrà la morte di una giovanissima patrizia, porta alla luce una cospirazione legata a una misteriosa raccolta di manoscritti. Manoscritti antichi che risalgono agli albori della chiesa cristiana, vergati in un arcaico latino e segretamente raccolti in una officina di un palazzo chiamato la Grotta delle Natività. Fogli consunti dal tempo e dalle intemperie che riportano un’importante serie di “decretali” o privilegi imperiali, munificamente concessi al primo pontefice. Tra questi primeggia la Donazione di Costantino, Constitutio Constantini, una carta abilmente falsificata in grado di conferire una incredibile messe di potere alla Chiesa, nella persona di Leone IV, nei confronti dell’imperatore. Il depositario e conservatore della raccolta è Anastasio, capo bibliotecario, esponente di una grande famiglia, nipote del vescovo di Orte, il brillante e coltissimo cardinale di San Marcello, che molti (compreso papa Leone) vedono come il futuro pontefice.
Caduto in una trappola che lo priverà di una parte dei decretali e lo renderà bersaglio delle calunnie più infamanti, Anastasio, che è solo e in fuga da tutto e da tutti, lotta per sopravvivere braccato da un monaco, un mostro spietato e sanguinario, Giovanni lo Scrivano disposto a ogni ignominia pur di far trionfare la sua cupida e fanatica visione del Cristianesimo. Soltanto Giovanna, un’aristocratica, moglie di Daniele, magister militum pontificale, che pur reclama giustizia e vendetta per la morte della figlia, gli crederà e gli offrirà il suo aiuto.
Anastasio, cardinale di San Marcello, ha solo una settimana di tempo per smontare le accuse e l’infame complotto contro il papato e l’impero prima dell’incontro tra papa Leone IV e Ludovico re d’Italia figlio di Lotario imperatore, che potrebbe cambiare i destini del mondo.
Un romanzo veloce e molto coinvolgente. Un thriller che si destreggia tra continui cambi di campo e colpi di scena, ambientato in una Roma teatralmente spettrale dove chiese sfavillanti di preziosi e arditi palazzi aristocratici si alternano a ruderi dove pascolano gli armenti. Una Roma in cui convivono potenti religiosi, chierici, laici di buona famiglia, poveri emarginati e branchi di pellegrini fianco a fianco con ladri e assassini. Una Roma continuamente lacerata dalle calamità, i cui abitanti temono l’eresia e dove sopravvivono nella paura dei fulmini divini, nascosti dietro i terremoti, i continui incendi, i predatori saraceni e le micidiali epidemie di malaria. Una metropoli che metropoli non è più, piagata dalle continue e incontrollabili piene del Tevere che riducono un esercito di poveri disgraziati e scheletrici a muoversi faticosamente in una orrida zona franca chiamata Apocalisse.
La Roma però che vide anche l’orgoglioso sorgere delle Mura Leonine a guardia di San Pietro e il trionfante svettare di nuove basiliche cristiane.
Un romanzo da leggere fino a fondo e assaporare lentamente, con gusto.
Unico per me piccolo neo per cui chiedo timidamente: perché il titolo Il custode dei 99 manoscritti?

Patrizia Debicke

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