Lorenzo grazie per questa intervista a Milanonera e benvenuto. Partiamo subito con una domanda di rito: da dove nasce la storia di Via libera e a cosa o a chi ti sei ispirato?
Grazie a voi per l’ospitalità! Via libera nasce, come ogni buon noir metropolitano, dall’osservazione della realtà criminale di un territorio, in questo caso la mia città, Cagliari, dove il tema delle baby gang – al centro della storia – è balzato quasi quotidianamente agli onori della cronaca negli ultimi anni. Alcuni episodi, in particolar modo, mi hanno suggestionato al punto da diventare dei passaggi cruciali nella narrazione. Il pestaggio
gratuito, da parte di un branco di minorenni, ai danni di due fratelli di 14 e 15 anni, ad esempio…
Il tuo romanzo è un originalissimo noir e solitamente questo genere prevede anche ambientazioni più piccole, più confidenziali, invece tu scegli una città vera e propria, non solo, scegli una città di mare, quasi di vacanza, un posto assolato e caldo. Perché questa scelta?
Lo stesso raccontare di Cagliari in chiave noir fa parte della mia cifra stilistica. E’ una città che tutti immaginano un paradiso terrestre, e lo è in effetti, ma ha anche dei lati, e tanti, oscuri. Negli anni 90 una guerra tra bande di rioni popolari diversi si è lasciata dietro una scia di violenza e sangue di cui tuttora si parla. Si è sparato. Si è piazzato bombe. Si è ucciso. Nel ‘92 si registrarono duemila furti d’auto al mese. Oggi si spara di meno, va bene, ma di sequestri di droga, di quelli del valore di milioni di euro intendo, la polizia ne effettua un giorno sì e uno no. E poi le baby gang, appunto.
La condizione giovanile e il senso di rivalsa come fil rouge dell’intera narrazione. Chi sono i
tuoi protagonisti, esistono nella vita reale, ne hai incontrato qualcuno?
Filippo, Chanel e Davide non sono ispirati a dei loro alter ego reali, ma sono certamente il mix di atteggiamenti e attitudini che ho riscontrato nello studiare certi giovani della città per strada, nelle piazze, nei locali della movida, sugli autobus. Di ispirato alla realtà c’è invece Mario noto “Marione” Santorsola, titolare della palestra di pugilato presso la quale i tre
s’incontrano e incrociano i propri destini. Lui non è altro che la figura romanzata di un vero e proprio boss del quartiere CEP che comandava quel rione negli anni 90.
La tua è una scrittura matura, quasi compiuta, che ha dato vita a un noir potentissimo e altrettanto maturo, eppure tu sei giovanissimo. Da dove arriva questa capacità, dalle tue letture, dalla tua formazione, da un dono personale e basta?
Per arrivare a Via libera ho impiegato circa quindici anni di gavetta con piccoli e medi editori, ma scrivo da quando son bambino, ho iniziato a 9, 10 anni, buttando giù i primi racconti su semplici fogli strappati dai quaderni di scuola. Da che ho memoria ho sempre inventato storie, insomma. Poi le letture: mi mantengo sulla media di due alla settimana, se riesco. Per quanto riguarda il dono, mi piace più buttarla in chiave ellroyana (sono un fan-atico del Demon dog e uno dei miei più grandi sogni sarebbe stringergli la mano e farmi firmare una copia di L.A. Confidential), e parlare di maledizione.
Lorenzo ce l’hai un posto del cuore dove di solito ti metti a scrivere o semplicemente a raccogliere le idee?
Scrivo sempre e solo nella mia stanza, circondato dalle mie cose, dai libri, dai giornali che accumulo sulla scrivania da lavoro, dai fumetti che compro e leggo altrettanto compulsivamente dei romanzi, e se possibile nel più assoluto silenzio, o non riesco a concentrarmi come vorrei. Gli appunti, invece, mi piace buttarli giù al bar, il mio bar, in una piazza centrale di Cagliari a cui faccio riferimento spesso anche nel libro, di fronte a una
scuola dove si radunano certe cricche di ragazzini terribili, come quelli di Via libera…
MilanoNera ringrazia Lorenzo Scano e Rizzoli per la disponibilità
La mia Cagliari in chiave noir – Intervista a Lorenzo Scano – Via libera
Antonia del Sambro