Di morte, d’insonnia e d’altre canzoni



Riccardo Landini
Di morte, d’insonnia e d’altre canzoni
Clown Bianco Edizioni
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Tutto ha inizio con l’omicidio di una prostituta. Una bella ragazza dell’Europa dell’est, bionda e con gli occhi azzurri. E’ stata sgozzata in modo così brutale da lasciare sconvolti gli abitanti della piccola città in riva al Po.
Le indagini vengono affidate all’ispettore Ezio Marvelli, un tipo triste e poco comunicativo, appena rientrato in servizio dopo un lungo periodo di congedo.
Marvelli ha i suoi buoni motivi per essere taciturno e introverso. Alcuni mesi prima era stato ferito in servizio, mentre cercava di catturare Giano Gozzi, un sadico assassino soprannominato “Buio”: «Un animale deformato dalla deflagrazione violenta della sua mente». In pratica, un folle assetato di sangue che fa a pezzi con un machete le sue vittime. In un casolare abbandonato ne erano state rinvenute un bel numero, fatte a pezzi e infilate alla rinfusa dentro un sacco. Senza contare il massacro della ex moglie e del figlio dodicenne, sorpresi nel sonno. Ferito dall’ispettore, Gozzi era finito nelle gelide acque del fiume che non aveva mai restituito il cadavere.
Allo sgozzamento della prostituta ne seguono diversi altri, tutti compiuti con la stessa arma e con il medesimo modus operandi, tanto da far sospettare la presenza di un serial killer nella zona.
A imprimere un’impronta di serialità agli omicidi non è solo il fatto che le vittime sono state tutte sgozzate con un machete, ma anche un particolare inquietante: a ogni omicidio segue l’arrivo di una musicassetta di vecchio tipo, inviata all’ispettore Marvelli, per posta o recapitata direttamente sulla sua scrivania.
Le musicassette contengono ciascuna una canzone che richiama una particolarità delle vittime. In pratica, sono una specie di firma, come se il killer volesse sfidare proprio Ezio Marvelli in persona, trascinandolo in una caccia mortale.
Impossibile, per l’ispettore non pensare a Buio, il cui corpo non era più stato rinvenuto. Però quelle incisioni sono troppo raffinate per poter essere attribuite a una creatura più animalesca che umana. Che nella campagna emiliana si stia aggirando un emulatore?
Di morte, d’insonnia e d’altre canzoni è un romanzo molto teso, com’è nello stile di Riccardo Landini, autore più vicino al genere hard boiled all’americana che al noir di casa nostra, molto bravo nell’evocare le atmosfere cupe della provincia.
Mentre l’ispettore Marvelli dà la caccia al nuovo omicida seriale, spesso agendo da solo a dispetto della cautela e dei regolamenti, perché lui, con gli assassini, ha un conto aperto e le mosse del killer gli ricordano “Buio”, nelle pagine si dipanano le vicende familiari e amorose di tutti i protagonisti senza però troppe concessioni al sentimentalismo, un po’ come nei romanzi degli autori statunitensi della vecchia scuola: Raymond Chandler, Mickey Spillane, Dashiell Hammett … con tutti gli stereotipi del caso appioppati al protagonista e ai comprimari: insonnia anzitutto, poi caffè nero per tenersi su, pistola sempre a portata di mano, moglie trascurata, carattere introverso … Leggendo, pare quasi di sentire la colonna sonora di The long goodbye anche se al posto di LA c’è una città della provincia emiliana, non piccola visto che è sede di questura, mentre al posto dell’oceano ci sono le acque limacciose del Po.
Riccardo Ladini è un avvocato e questo fa sì che i suoi libri e i numerosi racconti, alcuni di quali premiati, siano sempre molto corretti dal punto di vista procedurale. Il suo stile è fluido. Le sue storie, pur prendendo molti spunti dalla cronaca, si avvalgono di una buona capacità di inventare intrecci e sviluppi che tengono viva l’attenzione del lettore fino all’epilogo, che non è mai banale o scontato. Nel complesso, un autore molto interessante da non perdere di vista.

 

Adele Marini

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