L’uomo senza una scarpa – Salvo Barone



Salvo Barone
L’uomo senza una scarpa
Todaro
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Quel che capita da bambini segna, in maniera indelebile, il comportamento futuro. L’uomo è frutto di esperienze, talvolta traumatiche, che se non vengono approfondite permangono a tormentare.

È quanto accade al commissario Enzo Biondo della Questura di Milano, operativo nella Squadra Omicidi e protagonista di questo romanzo. Prima che un poliziotto, egli è un essere umano che porta sulle spalle un bagaglio doloroso. A sei anni ha perso il padre Calogero, barbiere a Palermo, ucciso in un agguato di mafia, in realtà mai chiarito. Biondo ha nella testa il nome del probabile colpevole, ma in quel suo trascorso siciliano era troppo piccolo e la famiglia l’ha protetto. Adesso che sta per compiere cinquantadue anni e avrebbe piena facoltà d’indagare, si perde nell’inedia, poiché la sofferenza è troppo forte. Meglio non svegliare il can che dorme, tenere ben tappato un vaso di Pandora che sradicherebbe ogni singola convinzione.

Lo spettro della solitudine, però, mette angoscia. Il commissario avverte un forte conflitto, che sfocia nella voglia di tenere avvinto a sé l’amore per Beba, una giornalista indipendente ed enigmatica, probabilmente la cosa più bella che gli sia mai capitata.

Un passato che bussa alla porta, specialmente quando è così complicato, basterebbe da solo ad appassionare il lettore. Anche perché Palermo resta il fulcro attorno cui ruotano le indagini, al fine di risolvere il caso del 1976, ovvero l’omicidio di Calogero Biondo. Ma l’autore si supera e inserisce un delitto che avviene ai giorni nostri. In un palazzo benestante di Milano, affidato proprio alla squadra di Biondo, dando vita a tutta una serie di personaggi che stuzzicano l’immaginario collettivo e si rivelano credibili.

Onofrio Puleo, un siciliano che bazzica l’ambiente della malavita, viene trovato cadavere nel cortile del suddetto condominio milanese. Completamente fuori contesto, quindi. Gli manca una scarpa e qualcuno gli ha sfondato la testa con una pesante catena, di quelle che si usano per chiudere a chiave le biciclette. Cosa gli è successo? Ma, soprattutto, è davvero così? 

L’apparenza in questa storia gioca un ruolo fondamentale, poiché andando bene a scavare si scoprono miserie comuni, così come celate finzioni. Il caso, in apparenza semplice, si complica, a causa proprio delle reticenze dei condomini. Vi è inoltre un inquilino, tal Graziano Scarpa, che addirittura è assente e proprio non si trova.

Salvo Barone, nato a Palermo ma residente da anni a Como, riesce a creare una buona sinergia tra i soggetti principali. Fondamentale è infatti il contributo dell’ispettore Gigio Martinoia, collega di vecchia data di Biondo all’Antimafia di Palermo e Giusy Garofalo, poliziotta arguta, di origine etiope. La loro sarà una caccia corale all’assassino.

L’uomo senza una scarpa (Todaro Editore, febbraio 2024) è un viaggio nella Milano dei giorni nostri, che non è più “da bere”, ma semmai “camaleontica”, atta a fagocitare ogni forma di esistenza sgarrupata. Non solo, è altresì un’incursione nella mente di chi tenta di addomesticare i fantasmi dell’infanzia, per riuscire finalmente a convivere. 

L’autore possiede un vocabolario ricco, che coinvolge totalmente, senza rinunciare a un pizzico d’ironia. Intrattiene piacevolmente e appassiona, mentre insegna anche qualcosa. Per esempio, sapete come si chiamano le dita dei piedi? Se la risposta è no, ecco trovato un motivo in più per consigliarne la lettura.

Cristina Biolcati

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