Tequila bang bang – Veronica Pivetti



Veronica Pivetti
Tequila bang bang
Mondadori
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Tre donne. La protagonista, il suo ex marito, sua madre. L’ingenua, il bello e la perfida. La madre, algida e chicchissima donna d’affari, traffica coi narcos messicani, finché l’ignara figlia Jole, ex ballerina del Crazy Horse, mentre mamma è in Messico, trova un cadavere senza testa nel suo appartamento e l’ex marito – ora felicemente Corinna – l’aiuta a sbarazzarsene, ma così facendo finiscono tutt’e due nelle grinfie dei criminali, che le rapiscono e le portano a Mexico City, dal boss dei boss Xavier, detto “la Tumba”, amante segreto dell’anziana madre. Da quel momento piovono pallottole, coltellate, fucilate, esplodono esplosivi, crollano capannoni pieni di droga, e la droga sparisce e tutti muoiono come mosche. E in questo putiferio le nostre eroine riescono a scappare, sempre più lacere e sanguinanti nei loro abiti griffati e Louboutin tacco 13, per finire fra le fauci vendicative della più feroce banda criminale del pianeta. Il libro gronda sangue, massacri, cervelli spappolati, occhi infilzati col tacco 13, esplosioni, ammazzamenti, trappole mortali, cimici fritte da sgranocchiare come chips, sigari ripieni di droga, killer muti, centenari carogne, ottantenni sexyssime, traditori maldestri, in un crescendo splatter da far invidia a Tarantino. Eppure, tutto questo ha un effetto inaspettato: mette di buon umore. E ci fa dimenticare, per 420 pagine, i nostri guai. Buon divertimento!
Non c’è che dire, il primo romanzo giallo comico – come l’autrice stessa lo definisce – dell’attrice (non solo comica) Veronica Pivetti, ha centrato il segno. Diverte e lo fa alla grande.
L’editore Mondadori le aveva lanciato la palla: “perché non far scrivere un thriller in salsa italica alla nota protagonista della serie “Provaci ancora prof”, quella in cui lei interpreta un’insegnante ficcanaso stile Miss Marple, in un quartiere romano col commissario belloccio e il fido cagnolino?” 
E la bravissima non solo attrice, ma anche scrittrice (all’attivo altri due romanzi non gialli) ha accettato la sfida e l’ha vinta. Il suo giallo “messicano” è piccante come un peperone gualapeno e dolce come una tequila, assolato come una landa dell’interno e ventilato come la spiaggia di Playa del Carmen. Insomma ha tutti gli ingredienti del genere: il mistero, l’intrigo, il sesso, il sangue, diversi morti, gli investigatori veri e quelli improvvisati, ed è comico. Tanto comico. Lo è nelle descrizioni dei personaggi principali e secondari, ma anche nelle descrizioni dei luoghi e delle situazioni che – per quanto paradossali – sono tutte realistiche. Perché leggerlo? Direi che in vista delle vacanze è d’obbligo: 420 pagine di suspense e risate che scorreranno velocissime. Vi stupirete di ritrovarvi a ridere da soli, ma anche a spaventarvi proprio come in un film di Tarantino. Forse a volte è calcata la mano su un linguaggio troppo diretto e scurrile, ma ci sta, nel giallo comico ci sta. E questo è un giallo comico “da ombrellone” e niente altro. Io lo consiglio davvero. 

Laura Marinaro

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