Due weekend all’insegna del giallo noir, con con la partecipazione degli autori crime più noti del nostro Paese e di volti noti dell tv.
A questo aggiungete una suggestiva piazzetta che domina il mare: ecco a voi Giallo di sera a Ortona, giunto alla seconda edizione, visto il grande successo dell’ anno precedente.
La manifestazione di terrà a Ortona (CH) in due weekend di luglio, 17/18/19 e 24/25/26 sempre sotto la direzione artistica di Romano De Marco.
MilanoNera vi accompagnerà con un appuntamento giornaliero a conoscere gli ospiti che interverranno.
Oggi facciamo due chiacchiere con Paola Barbato, storica sceneggiatrice di Dylan Dog, il fumetto cult della Bonelli. Praticamente un mito con la faccia di Rupert Everett!
Paola Barbato sarà sul palco di Giallo di Sera a Ortona sabato 25 luglio alle ore 19.30.
Ci vediamo là!
Dylan dog, l’indagatore dell’incubo, il personaggio cult dei fumetti che si muove in una Londra che sembra pervasa dagli spettri dei decapitati della Torre. Quanta e quale influenza ha l’ambientazione sul tuo impegno di scrittrice noir?
Nelle tematiche nulla, Tiziano Sclavi ha creato un universo che rispecchia fedelmente il suo essere e il suo sentire, che sono diversi dai miei: io sono più cattiva. Mentre la sceneggiatura è stata fondamentale per imparare a disciplinarmi nella prosa, è una tecnica rigidissima, la paragono spesso alle arti marziali.
Dylan come Dylan Thomas, il poeta dal carattere tempestoso e visionario. Dog dal titolo di un romanzo hard boiled di Mikey Spillane. Tiziano Sclavi forse non immaginava di dare vita a un personaggio destinato ad assumere in sé le caratteristiche di entrambi gli autori. Quando ti accingi a scrivere una sceneggiatura sei consapevole di dare vita ogni volta a un mito?
Inevitabilmente, anche perché so che ogni volta verrò sottoposta anche al giudizio di Tiziano. Io stessa sono una lettrice della seconda ora (1988 invece che 1986) e quindi ho ben presente il momento in cui il fenomeno è nato. Cerco di scriverlo tenendo a mente entrambe le mie anime, quella che scrive e quella che legge, senza tradire nessuna delle due.
Come nasce una nuova storia? Quanta autonomia creativa ha uno sceneggiatore rispetto al soggetto?
Il soggetto, salvo rarissime eccezioni, è sempre dello sceneggiatore, infatti il lavoro inizia con la stesura dello stesso in un breve racconto di 1/4 cartelle. Una volta approvato si struttura la sceneggiatura che può seguirlo in maniera pedissequa o elastica, se si apportano grosse modifiche strutturali è necessario avvisate il curatore. Le idee possono arrivare da qualunque parte, traendo ispirazione da opere cinematografiche o letterarie, fatti di cronaca o attingendo solo alla propria fantasia.
Nei romanzi e negli sceneggiati seriali si fanno morire i personaggi per ragioni precise. Generalmente, se hanno successo, succede per ragioni legate alla loro vita: impegni, malattia, bisogno di uscire da personaggi che incatenano.
Per i fumetti è diverso. Quando e perché si decide la morte di un personaggio?
Di tutti i personaggi centrali della serie decide Tiziano, come ogni Creatore che si rispetti. Sceglie di eliminarli quando non sono più funzionali, diventano cliché e contribuiscono a sclerotizzare l’universo in cui si muove Dylan. Le comparse di puntata invece muoiono per scelta dello sceneggiatore, e solito la morte è funzionale alla storia.
Qual è il personaggio che ami di più?
Senza dubbio alcuno l’ispettore Bloch.
Ultimamente sono nati molti fumetti tratti da thriller di successo. Qual è la tua opinione in merito? Tutti i thriller posso diventare fumetto? E viceversa?
No, assolutamente, ogni libro e fumetto fa caso a sé. Non esiste una formula in automatico trasponibile con un medium diverso, sia esso il fumetto oppure la televisione, il radiodramma o il libro. A volte l’idea funziona in entrambe le formule, altre vedono favorito un mezzo oppure l’altro. Tentar non nuoce.
E ora una domanda alla Paola Barbato scrittrice. I tuo libri, quanto a incubi, non scherzano. Devo dire che è la prima volta che vedo associata la militanza animalista al crimine. L’idea dello psicopatico animalista che crea un serraglio con persone chiuse in gabbia vuole essere un contrappasso?
Nell’ottica dell’animalista sì, viene ripetuto spesso lo slogan che invece degli animali dovrebbero essere gli uomini a venire rinchiusi, da qui a immaginare che un estremista porti a compimento la minaccia il passo è breve.
Credi che il periodo di pandemia che abbiamo vissuto abbia cambiato sostanzialmente il nostro concetto di paura? Credi possibile possa avere cambiato anche i gusti dei lettori?
No, la paura della malattia esiste da sempre, anche in forme insensate (c’è chi teme il contatto con pazienti oncologici), abbiamo potuto toccare con mano una concretizzazione di questa paura. Ma l’uomo è un essere adattabile, affronta le paure e si adegua ad esse (ricordo bene la paura della nube di Chernobyl e la conseguente assenza di verdura fresca dalle tavole). I lettori non rifuggeranno storie di guerra batteriologica e nemmeno andranno in cerca di esse.
Ti è mancato il contatto con il pubblico?
Molto, e mi manca anche adesso che finalmente si sta ripristinando lentamente, ma abbiamo scoperto nuove maniere di rimanere in contatto. Devo dire che l’uscita del mio ultimo libro, in un momento in cui altri incontri erano impossibili, ha alimentato i contatti virtuali rendendoli estremamente vividi e vitali. A dimostrazione che le anime sanno incontrarsi anche prescindendo dai corpi.
MilanoNera ringrazia Paola Barbato e, nell’attesa dell’inizio di Giallo di Sera a Ortona, vi ricorda che ogni giorno alle 16.00 uscirà un articolo riguardante gli ospiti del festival. A domani con…
Per saperlo ci vediamo domani alle 16.00