Gli alberi del nord – Marco Bosonetto



Marco Bosonetto
Gli alberi del nord
baldini+Castoldi
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Piacenza, inverno, nebbia fitta. L’anziano commissario Pietro Gastaldi, mentre  si fa i conti in tasca e comincia a pensare alla  pensione e seppur in ferie si troverà suo malgrado coinvolto in  un caso inquietante: tre ragazze sicuramente di origine  africana e collegabili all’oscuro mondo della prostituzione  vengono ritrovate all’America , una specie di penisola del fiume a valle di Mortizza, da Tagliaferri, un giovane e vigoroso barcaiolo, un meatore in servizio di controllo per la navigabilità del fiume dopo una piena del Po, che si precipita a sporgere denuncia.. Le tre donne sono state impiccate a un ontano che si erge in una sparuta isoletta. Quando Gastaldi e Babich, il  più giovane tra i suoi uomini,  accompagnati con un barchino  dalla stesso Tagliaferri, raggiungeranno di volata il posto, scopriranno che una delle tre, giovanissima quasi una bambina, spasmodicamente aggrappata ai cadaveri delle altre è ancora viva e riusciranno a salvarla. La superstite verrà raccolta dall’ambulanza al molo di Mortizza e ricoverata in coma, in rianimazione all’ospedale di Piacenza.
Su  suggerimento del commissario Gastaldi  che cerca di scaricare i contatti con la burocrazia e  il fragore della stampa, il grosso delle indagini  affidate  dalla  questora e dal sostituto procuratore, dottoressa Rodighieri, al suo vicecommissario, il pallone gonfiato Nacchi, imboccheranno  la pista del regolamento di conti fra bande che sfruttano la prostituzione.  E la polizia  ammantate le sue forze  dal roboante nome di Operazione Babylon,  si butterà a fare faraoniche retate per vuotare dal giro della prostituzione le zone cittadine più frequentate dai camionisti.  Mentre invece Gastaldi che, viste le modalità e  barbara atrocità dell’esecuzione, intravede un diverso movente a quella feroce e  punitiva vendetta criminale e   non è convinto che quella dell’ambiente della prostituzione sia la pista giusta,  va avanti alla sua maniera coadiuvato dal  bravo Babich che si è dimostrato valido ed efficace  e da Monica Zurlini  demone dell’informatica, utilissima per trovare nuove alternative.
Gastaldi che oltre che un brillante commissario è marito di una  brillante prof. di lettere , padre di una figlia archeologa che per guadagnare di più fa l’accompagnatrice turistica di russi, suocero del Bonzo, mixerista jazz, e nonno del formidabile anzi geniale Ettore di anni cinque, interverrà  la sera stessa allo spettacolo in un club musicale in cui i bravi musicisti sulla condanna e spinta emotiva della tragedia appena avvenuta riadatteranno la celebre e splendida  canzone di Billie Holiday : Gli alberi del sud portano…” sui linciaggi degli afroamericani negli Stati Uniti del Sud, in «Gli alberi del Nord portano strani frutti». versione deformata di una canzone resa celebre da Billie Holiday. Versione deformata che rimbomberà  in testa al  commissario, incitandolo a seguire il suo intuito. E  ad appurare  se sono gli alberi del Norditalia a portare frutti grondanti  di razzismo.  Senza contare che, avendo colto  uno di quei frutti che per fortuna  respira ancora, forse riuscirà a scoprire come e perché .  Purtroppo la superstite non può  testimoniare, neppure quando finalmente uscita dal coma  ricomincia a parlare, perché la sua lingua è sconosciuta, appartiene a un gruppo etnico ormai dato per estinto. Lei si sforza, forse vorrebbe e potrebbe  dire qualcosa, farsi capire ma nessuno la capisce o almeno pare . Per il commissario  Gastaldi , che per buona parte della sua lunga  carriera è riuscito miracolosamente a evitare le inchieste più rischiose, non può moralmente  stavolta evitare il fardello  di cercare di offrire giustizia a quelle povera vittima sopravvissuta ai suoi aguzzini. E anche se  Gastaldi come nonno vorrebbe stuzzicare la precoce intelligenza di Ettore il nipotino, coccolandolo con una routine fatta di frittate, documentari in televisione, chiacchiere sul lettone e prese all’asilo, e, in un nostalgico ideale,  sogna di ristrutturare la baita di suo padre sulle Alpi e allontanarsi il più possibile dalla nebbia e della Pianura Padana, dovrà  invece seguire il suo dovere e soprattutto la sua coscienza. Coscienza  che lo coinvolgerà in quello che si rivela un insidioso rebus,  nell’indagine più contorta e rischiosa della sua vita professionale, costringendolo  ad affrontare le trappole e  i trabocchetti di un “cosiddetto bel mondo” molto ammanigliato e  peggiore  di quello criminale. Un mondo basato sul denaro, il potere, in grado di maneggiare giudici e poliziotti, di abili manipolatori in grado di arrivare a  minacciare, ricattare e comprare persino gli incorruttibili.  Persone che pensano poter tutto, avere diritto a tutto e   restare sempre impunite.
Prima volta con una trama gialla/noir  ben azzeccata per Marco Bosonetto  che del genere rispetta i vincoli, senza tuttavia rinunciare alla sua scrittura netta, precisa, affilata.
Un giallo con per protagonisti  gli uomini ma sullo sfondo  il grande fiume Po, unico tocco e ricordo di vera natura  a scorrere  tra le zone  più industrializzate del pianeta.
Sullo sfondo giganteggia il possente scenario di Piacenza, i suoi splendidi monumenti, i suoi abitanti  i suoi pregi, i suoi difetti locali  e, non dimentichiamola quando c’è, perché  meno di prima ma c’è ancora,  la sua nebbia…
Imperdibile e da segnalare il  gustoso particolare del fragoroso blocco dei camionisti in caccia dell’amore delle puttane fatte sloggiare con l’Operazione Babyolon con lo slogan” : “Voglio una donnaaaaaaa! Voglio una donnaaaa!”  Gridato a squarciagola dai finestrini                                                                                                                     

 

Patrizia Debicke

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