La bellezza è un’ancora che tiene avvinti e legati al mondo . ‘O Regno – Intervista Igor De Amicis

In liberia con ‘O regno, Salani Editore, Igor De amicis ha gentilmente acconsentito a rispondere a qualche nostra domanda.

Volevo parlare delle donne di questo libro. Credo che la relazione tra un boss e le donne non sia come le altre. In questo libro Don Ottavio deve la sua trasformazione al voler difendere la reputazione della madre, e si sceglie poi una moglie che non ha molti scrupoli.Vorrei chiedere, che caratteristiche deve avere la moglie del boss, la si nasce o la si diventa?

Non c’è una regola generale e univoca, ma le cronache e gli atti processuali confermano che spesso le donne che sono salite ai vertici dei clan sono mogli, madri, sorelle di boss deceduti o incarcerati. E allora, per colmare il vuoto di potere, hanno assunto le redini dell’organizzazione. Spesso con risultati che non hanno nulla da invidiare ai loro congiunti uomini sia in termini organizzativi e gestionali, e sia, ahimé, di ferocia. E proprio questa è la dimensione di Donna Rosaria che da moglie silente del boss si ritrova a gestire il potere, e così lei stessa scopre un nuovo lato della sua personalità, un luogo oscuro del suo animo, che forse credeva di non avere, ma che la porterà a essere spietata quanto Ottavio. E sarà in grado di tenere testa a lui, e agli altri capi delle varie famiglie.

Non mancano i figli del boss: la ragazza in questo romanzo ha una presenza pesantissima, pur non avendo un ruolo d’ azione all’interno della storia. Eppure, Don Ottavio avrebbe voluto, in qualche modo, salvare entrambi. Qual è la qualità del parentale, secondo lei, in una famiglia così?

Ovviamente si tratta di rapporti disfunzionali, malati e deleteri che sono dovuti al mondo e alla realtà che i vari personaggi vivono. Ma in un momento indefinito della sua latitanza Ottavio romperà la campana di vetro in cui era intrappolato, e per la prima volta guarderà la sua vita e quella dei suoi figli con occhi nuovi. Uno sguardo tremendo che gli farà prendere coscienza della voragine oscura in cui è precipitato. Da lì cercherà di risalire, ma forse (lo scopriremo leggendo) potrebbe essere troppo tardi…

I personaggi di questo libro hanno luci e ombre, non rappresentano proprio il male assoluto. Anche Don Achille riconosce che il carcere è un buon momento in cui ricominciare. Qual è la funzione della rieducazione, oggi? 

Ho cercato di costruire personaggi complessi e sfaccettati, nessuno di loro (come d’altronde nessun essere umano) rappresenta il male assoluto o la bontà più pura. Ognuno, come hai detto, ha luci e ombre, yin e yang. Nell’oscurità può esservi luce, ma allo stesso tempo anche nell’animo più puro può esistere una zona d’ombra, un lato crudele e oscuro che potrebbe emergere da un momento all’altro.

Sulla rieducazione posso dire che è un grande principio che guida il nostro ordinamento, un’opportunità di cambiamento e redenzione che può portare a una vera e propria rinascita personale. Rinascita che però può venire solo dall’individuo, da una sua nuova consapevolezza e accettazione di se stesso.

Peppino Senza Dita, a un certo punto, si trova schiacciato dal peso degli anni e della sua vita. Ha come un rigurgito di coscienza; nella sua esperienza le è capitato di vedere davvero questo momento?

Si, mi è capitato. E la cosa paradossale è che non sempre viene determinata da eventi di grande impatto, a volte sono sufficienti piccoli gesti, indefinibili sensazioni, ed eventi, apparentemente, insignificanti, che mettono in moto un meccanismo virtuoso, un effetto domino che determina una vera e propria rivoluzione nell’individuo. Come se ci trovassimo di fronte alla proverbiale goccia che fa traboccare l’altrettanto proverbiale vaso. Fortunatamente nella mia esperienza ho visto realmente persone cambiare e trasformarsi in positivo. E questa è probabilmente la parte migliore del mio lavoro, quella che fornisce un’intensa energia.

Lei ha inserito in questo libro, che è un libro crudo, anche tanta bellezza e mi riferisco ai Concerti Brandeburghesi. La bellezza ci salverà?

Si, ne sono profondamente convinto. La bellezza è un’ancora che tiene avvinti e legati al mondo, ma al tempo stesso ci permette di sollevarci dalle fatiche quotidiane facendoci volare alti. Ricordandoci che esiste sempre un piano, un livello superiore a cui aspirare. E per me la musica di Bach è proprio questo. Tutte le mie giornate sono accompagnate dalle sue composizioni, e quando nel mio romanzo ho deciso di creare un forte contrasto con una realtà dura e cupa non potevo non pensare a J.S. Bach. E quindi ogni parte del libro è introdotta da un suo specifico componimento, dai Concerti Brandeburghesi, alle Variazioni Golberg, al Clavicembalo ben temperato e così via. E la scelta non è mai casuale, e viene spiegata durante la narrazione stessa, intrecciandola al drammatico vissuto dei vari personaggi.

MilanoNera ringrazia Igor De Amicis e Salani per la disponibilità

Marinella Giuni

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