Il mistero dell’orso marsicano ucciso come un boss ai Quartieri Spagnoli



Antonio Menna
Il mistero dell’orso marsicano ucciso come un boss ai Quartieri Spagnoli
Guanda
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Impossibile non farsi incuriosire da un titolo così. Cattura l’attenzione e non puoi fare a meno di dargli almeno un’occhiata. Leggi la trama e decidi che non puoi lasciarlo lì, non puoi abbandonare l’orso e te lo porti a casa. Inizi a leggere e ti ritrovi di colpo catapultata in una storia che come dice lo strillo di De Giovanni in copertina ” è il racconto vertiginoso di un luogo incomprensibile e per questo semplicissimo….”. Protagonista è Tony Perduto, un simpatico e cocciuto cronista free lance, molto molto free dato che ancora deve barcamenarsi tra mille lavoretti per sbarcare il lunario, alla perenne ricerca di uno scoop che dia una scossa alla sua carriera . Tony è bravo, molto bravo, un artista della parola che però ancora passa da un articolo in prima pagina a articoletti sui numeri da giocare al lotto. Ha una mamma “impegnativa” da gestire che ancora sogna per il figlio un futuro con un lavoro sicuro e una moglie e un’amica del cuore dal sorriso ammaliante della quale è segretamente innamorato. Il suo convulso tran tran quotidiano subisce una svolta quando una mattina , uscendo all’alba da casa, si trova davanti questa scena: ” C’è un orso davanti a me. E’ steso a quattro di bastoni in mezzo a via Speranzella, ai Quartieri Spagnoli di Napoli. Sono le cinque meno un quarto del ventuno giugno e stiamo io e lui”.
Un inizio folgorante, con una situazione surreale che accade in un luogo che fa del surreale la propria quotidianità. Un vicolo dove la vita ha un ritmo, un colore e un suono e soprattutto un silenzio particolare, diverso da ogni altro. Un luogo dove un morto ammazzato non fa mai rumore, e dove un orso morto crea forse qualche attimo di scompiglio in più, ma senza stravolgere la vita del vicolo per più di qualche minuto e dove il tutto pare risolversi cercando ispirazione per un terno vincente al lotto. Le forze dell’ordine abituate a lavorare sul campo si barcamenano tra una sana rassegnazione partenopea, e un fiuto e un istinto altrettando partenopei. (Impareggiabile per simpatia la figura del Maresciallo Pallone) . Il pubblico ministero Cristina Principe ( credo che la scelta di tutti cognomi abbia una sua grande ironia) presenzialista e arrivista, scarica subito le colpe sulla Camorra, ritenuta causa e effetto di ogni accadimento a Napoli. Ma sarà veramente così? Solo l’ostinazione di Tony Perduto riuscirà a chiarire il caso dell’orso steso a quattro di bastoni. Una ricerca portata avanti con l’istinto e la curiosità e del cronista che, ricomponendo anche e soprattutto mezze frasi smozzicate e racconti sussurrati dagli abitanti del quartiere, porterà infine a una verità inattesa.
Un libro che ,specialmente nella prima parte strappa non pochi sorrisi; una lettura originale e solo apparentemente leggera che scivola via piacevolmente. Dovesse piacervi, provate a giocarvi 63, 47,72 sulla ruota di Napoli! Il terno dell’orso ucciso in mezzo ai quartieri.

Cristina Aicardi

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