Ancora una volta la portineria di via Massena, regno incontrastato della nonna vedova di Luca Crovi, si trasforma in cornice e fil rouge della nuova e romanzata raccolta di capitoli sulla avventurosa epopea del commissario Carlo De Vincenzi, detto “il poeta del crimine”, celebre personaggio letterario creato dallo scrittore Augusto De Angelis. Diretto testimone e tramite, stavolta diventerà proprio la “sciura” Matilde Maria Ballerini perché una mattina, mentre è già impegnata nella laboriosa preparazione della casseula, il commissario, uscendo di casa, lascerà sul suo tavolo una cartellina azzurra. Cartellina che solo più tardi la sciura Maria noterà, penserà a una dimenticanza e, nel timore di sporcarla cucinando, sposterà sulla madia. Ma la cartellina, che non è chiusa, si aprirà lasciando cadere a terrà una cartolina con la pubblicità di un famoso evento all’Arena, e nel rimetterla a posto si spalancherà davanti a lei un mondo di immagini, articoli di giornale e storie scritte su fogli di carta battuti a macchina. A prima vista la raccolta delle vicende professionali e personali vissute dal commissario De Vincenzi. A quel punto, sopraffatta e poi stimolata dalla curiosità, comincerà a leggere e intrigata, andrà avanti senza potersi fermare fino alla fine. Piena di peripezie infatti e densa di colpi di scena, quella del secondo la ligera, la mala meneghina, “poeta del crimine”, appare una vita straordinaria. E dunque più storie dentro un’altra storia, tutte tessere di un puzzle che si intrecciano in un romanzo, collegando i tanti e diversi momenti della vita del commissario Carlo De Vincenzi.
Storie vere, anche di complesse indagini che, come spiegherà il commissario alla sciura Maria, al suo ritorno a casa, per cena , aveva lasciato apposta sul tavolo della portineria. Sperava che lei le leggesse perché ci teneva al suo parere, ma destinate a un giornalista, il signor Augusto De Angelis, interessato a servirsene per usarle come canovaccio per dei libri gialli. Giornalista che passerà a ritirare la cartellina il giorno dopo.
Storie vere, come le laboriose inchieste sui furti alla basilica di Sant’ Eustorgio con le sue leggende sui re Magi, sui morti annegati nel Naviglio o uccisi in cima alla Torre Littoria o nel mezzo della sala d’armi del Castello Sforzesco, e storie diverse e particolari come quella del pescecane all’Arena, ( evento legato al bellissimo manifesto a colori realizzato dal pittore Leopoldo Metlicovitz nel 1926), lo strano “furto” in casa a Natale che vede l’arrivo, nel domicilio del commissario, della radio Westinghouse modello WR4 a 7 valvole, con la voce di Nicolò Carosio a commentare la partita della nazionale di Vittorio del Pozzo e del suo campione Giuseppe Meazza. E storie che si appaiano a favole come la bontà delle rane fritte ma con lo spauracchio della Borda, mitico personaggio stregonesco dell’Appennino modenese. Poi le varie leggende sulla Bollente di Acqui che nascono da verità, oppure come gli strani furti di pesce alla Stazione Centrale, contemporanei all’arrivo dei convogli dalla riviera romagnola. Una targa posta in viale Pasubio poi testimonia ancora il periodo in cui il rivoluzionario, patriota e politico vietnamita Hoˆ` Chí Minh, lavorava come cameriere alla Trattoria della Pesa. Ed è fatto reale che, a quell’epoca, la polizia meneghina abbia saputo sbrogliare il mistero dei furti nell’attuale quartiere cinese, allora degli Ortolani. Permeata di umanità la visita a Gramsci di De Vincenzi dietro le mura di San Vittore per ricevere la palla di cartapesta da lui fatta e destinata a suo figlio bambino. E appassionante la lunga storia sulla Torre del Parco ispirata sia ai più classici feuilleton da Eugene Sue ad Alexandre Dumas che a Charles Dickens fino all’horror con Stephen King. Tutti i fatti legati alla costruzione di Giò Ponti della Torre Littoria sono veri, incluse l’inaugurazione e la visita ufficiale del principe ereditario , e altrettanto reali sono la ristrutturazione dei musei del Castello Sforzesco, la chiusura del rettilario e le modifiche alla Triennale di quel periodo. Come è basata sulla storia la macabra parte che narra delle maschere antigas e del Genio Militare.
La vicenda legata alla lavorazione del primo film di Hitchcock è vera, soprattutto la parte più rocambolesca, e il grande regista l’ha ricordata in diverse interviste. E allora Crovi ne approfitta per far rincontrare De Vincenzi e Hitchcock a Milano nel 1966 per il lancio de Il sipario strappato e spedirli al Castello Sforzesco a visitare la Sala d’Armi. Con Hitchcock che si diverte a giocare con le corazze medievali e, elmo in testa e spada in pugno, finge persino di forzare una teca del museo per tentare un furto. Indimenticabile poi il passaggio serale del maestro del brivido sul palcoscenico del Teatro alla Scala, immortalato dalle telecamere della Rai mentre nascosto dietro un sipario esibiva la sua rotonda silhouette, camminando fra le quinte. Con i flash dei fotografi impazziti come nel 1960, sempre con Hitchcock seduto a bordo di un go-kart su una pista poco fuori Milano. ma tutti sanno quanto abbiano contato nella sua carriera, cibo, suspence e velocità. Più che un libro questo Il mistero della Torre del Parco è un compendio di memorie, di una vita e di un lungo e indimenticabile periodo storico, arricchito dalle cartoline della collezione di Riccardo Bauer , indomito fondatore del Partito d’Azione. Un romanzo antologico, nato in un periodo che a detta dell’autore “ci ha cambiati tutti”. Cambiati? Come, quanto e magari in meglio o in peggio è una domanda che voglio porre ai lettori. Ognuno, io credo, l’ha affrontato e vissuto a suo modo, traendone il buono e il cattivo. Ci sono stati episodi e atti di eroismo ed ohimè esperienze di viltà. Qualcuno ne ha tratto grande vantaggio anche economico, altri solo angoscia e sofferenza, ma quanto abbia veramente inciso e contato nello scorrere dell’epopea umana ce lo potrà dire e spiegare solo il futuro della storia.
Il mistero della torre del parco e altre storie- Luca Crovi
Patrizia Debicke