I sussurri della morte



simon beckett
I sussurri della morte
bompiani
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Piů che sussurrare, la morte nella terza avventura dell’antropologo forense David Hunter, odora.
Il londinese Hunter č la creatura letteraria del giornalista ed editorialista Simon Beckett, vincitore del premio Marlowe della Chandler Society come Best International Crime Novel, č autore dei romanzi La chimica della morte e Scritto nelle ossa. L’antropologo č in visita di studio presso il Centro di Ricerche di Ricerche Antropologiche del Tennessee, dove il lezzo della morte si percepisce subito dai cadaveri lasciati in decomposizione per studiarne i processi putrefattivi.
E l’odore della morte non abbandona mai il libro di Beckett, perchč se da una parte č chiaro che la morte comincia quando finisce la vita, dall’altra č altrettanto chiaro che la scienza non sa riconoscere i momenti esatti in cui la vita nasce e in cui cessa di essere. Nella decomposizione dei corpi č racchiusa tutta l’umana fragilitŕ, insieme al grande miracolo che č la vita che, quando c’č, tiene insieme lo scheletro, i muscoli e i tessuti.
Tutti i personaggi del romanzo devono, prima o poi, fare i conti con l’odore penetrante e inconfondibile della putrefazione e, per alcuni di essi, č un odore familiare, legato ai protocolli delle indagini di antropologia forense. L’analisi di ogni parte del corpo umano, anche se martoriato, scomposto e scarnificato, sono utili alle indagini dei casi piů controversi.

Dalle speculazioni accademiche, tuttavia, il romanzo passa ad un crescendo di eventi tanto tragici quanto macabri e le ferite di Hunter – sopravvissuto ad una feroce aggressione – prudono e dolgono nel corpo e nell’anima. Si assiste ad una serie di macabre messinscene: un serial-killer sta sfidando la squadra di studiosi e agenti. Le tensioni, i sentimenti e le acredini di un gruppo di uomini sottoposti ad una inimmaginabile pressione si intrecciano in una trama che sembra condurre verso un classico caso di antropologia forense, verso un serial killer come tanti ne hanno proposti il cinema e la televisione, per giungere invece ad un finale incalzante e sorprendente in cui il lettore si trova a ricomporre le tessere sparse dall’autore in un mosaico differente da quello immaginato. Protagonista tangibile piů di ogni altro perché muto e immoto pare essere la Natura, che della morte si pasce per generare nuova vita in un ciclo infinito. La Natura del Tennessee vive nel rigoglio della primavera, ma non manca di sussurrare la morte ai vivi … leggera come un volo di libellula.

cristina marra

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