I cinque libri noir (e non solo) della settimana #2




I cinque libri noir (e non solo) della settimana #2

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Marco Vichi, La vendetta (Guanda)

Firenze, anni Ottanta. Tre barboni, finiti in una miseria irrecuperabile per motivi diversi, progettano una vendetta nei confronti dell’uomo che, poco prima della Guerra, ha rovinato la vita di uno di loro. Ne La Vendetta Vichi abbandona, e non per la prima volta, il commissario Bordelli, per scrivere un noir crudo e forte, con personaggi credibili e umani. Una storia di orrida rivalsa e un sentimento negativo che diventa linfa vitale per una “macabra resurrezione”.
Perchè leggerlo: la prosa di Marco Vichi è camaleontica e magnetica e riesce sempre, che parli della Firenze malinconica di Bordelli o di altre storie, a farci immergere nelle atmosfere dei suoi racconti. Poetico.

Satanisti per bene, Susanna Raule (Salani)
La vincitrice 2010 del Concorso Io Scrittore, torna con una nuova avventura del Commissario Sensi, che stavolta deve affrontare uno degli incubi del suo passato, quello delle sette sataniche. Tra locali gotici di La Spezia, Torino e Milano, si troverà di fronte ad un duplice caso: un omicidio e un rapimento.
Perché leggerlo: perché Ermanno Sensi è un tipo che tutto sommato ci piace: un poliziotto vestito come un punk che non si sveglia prima di mezzogiorno e che beve vagonate di Red Bull, ironico e pungente. Un commissario tutto italiano e molto pop.

Tersite Rossi, Sinistri (edizioni e/o)

Tersite Rossi è un collettivo di scrittori formato dall’insegnante Mattia Maistri e dal giornalista Marco Niro. Un viaggio nell’Italia del 2023, un Paese dilaniato dal conflitto sociale e governato dal Partito della Felicità. Una raccolta di dieci racconti, intitolata “Sinistri” fa temere al capo della Polizia il ritorno del Movimento Antieroico, storico oppositore del PdF, bandito anni prima. Un romanzo meta-letterario, un pò horror un pò noir,
che permette al lettore di immaginare quello che il presente, e le sue radici nel passato, possono produrre nel futuro.

Perché leggerlo: “Mi ha divertito, sbalordito e sconvolto”, il commento di Massimo Carlotto al romanzo. E questo dovrebbe già bastare. Io lo consiglio perché è grottesco e sconvolgente e, soprattutto, non annoia, grazie al continuo cambio di registri, font e generi.

Kirsten Jacobsen, Mankell (su) Mankell (Marsilio)

La nota biografa Jacobsen tratteggia un ritratto personale dello scrittore svedese, creatore del commissario Kurt Wallander e tradotto in 40 lingue, frutto di numerosi incontri che si sono susseguiti nell’arco di un anno in Svezia e Francia. L’abbandono della madre, le donne, la sua paura di contrarre la malaria o l’aids, la storia delle sue opere e la sua visione del mondo: un inedito Mankell, idealista e calvinista.

Perché leggerlo: per scoprire che agli inizi della sua carriera Mankell aveva come scrivania lo sportello di un forno, illuminato solo dalla lampadina dell’elettrodomestico.

Gabriele Ferraresi, L’uomo che riuscì a fottere un’intera nazione (Il Saggiatore)

Desmond Creek, agente della Cia con le fattezze di John Malkovich a un passo dalla pensione, ha un compito: uccidere il Presidente del Consiglio italiano. Un piccolo uomo, magnate dell’editoria, circondato da una corte di modelle e di personaggi tanto squallidi quanto ladri, che non vuole staccarsi dal trono. E che, anzi
investe cifre enormi in ricerche sull’immortalità, perché ha un sogno: la vita eterna.

Perché leggerlo: duro e veritiero come un’inchiesta ma godibile e divertente come uno schetch di Drive In.

francesca colletti

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