Il mare guasto non č l’ultimo romanzo di Maurizio Braucci, ma la ristampa dieci anni dopo del suo esordio nella narrativa. Un esordio di successo, pluripremiato e tradotto in Francia. Giornalista, agitatore culturale, sceneggiatore, lo scrittore napoletano si immerge, e con lui il lettore, in un pantano dove la protagonista č la strada: la camorra, i suoi pesci, grandi e piccoli, annaspano alla ricerca di un quarto d’ora di celebritŕ, da tradurre in droga e potere. Un racconto che suona come uno schiaffo. Non č allora cosě distante dal celebre romanzo-inchiesta di Saviano, anche qui la finzione č fiele amaro, anche qui il realismo ha in nuce la violenza della veritŕ.
Spacciatori, gangster, poliziotti, riti, gesti, usanze: come una tribů, i personaggi, mai banali, sono cartine al tornasole di un ecosistema indipendente. Il mare guasto, per metafora, non č allora solo la cittŕ campana. Il marcio che permette al gioco di continuare a fruttare vive dell’omertŕ della gente comune, del lassismo delle istituzioni, della connivenza e dell’odio tra gang, di soluzioni abbreviate a colpi di pistola o di lama.
Un noir laconico, uno spaccato tremendo, ma che non si puň negare: troppo attuale, anche oggi.