Park Slope – Brooklyn – New York.
Una donna viene uccisa. Il marito, sporco di sangue e ritrovato accanto al cadavere della donna, non può che essere il primo indiziato. Un caso così viene considerato subito immediatamente chiuso, dall’apparente perfetta giustizia americana. Lizzie Kitsakis che conosce alla perfezione questo meccanismo contorto, avendo lavorato per molto tempo come procuratore federale, e oggi membro di un noto ed importante studio di avvocati difensori in quanto le vicissitudini della vita l’hanno costretta ad accettare un lavoro molto meglio retribuito, si ritrova a difendere il marito accusato, Zach Grayson.
Zach è un noto imprenditore, ed anche un suo vecchio compagno di college. Lei lo ricorda come una persona mite e assolutamente incapace di commettere un omicidio.
Una famiglia perfetta, denaro in quantità , nessun problema, sembrano questi gli ingredienti di una vita felice.
Ma è solo apparenza. Un po’ alla volta, prendendo informazioni dai vicini, Lizzie scopre che la felicità è solo finzione nella vita di Zac e di tutti gli amici che lo frequentano. Ognuno di loro nasconde segreti, conditi da invidia e rancore.
La sera dell’omicidio tutti i vicini della donna uccisa hanno partecipato alla stessa festa.
Una strana serata di cui nessuno vuole rivelare i particolari.
Per trovare il colpevole sarà necessario aggirare la “legge del silenzio” che regola la vita nel quartiere di Park Slope e indagare nella vita personale di ognuno dei partecipanti alla festa. Lizzie conosce la via da seguire. L’unica certezza è che una donna, Amanda, è morta e il marito, Zach è accusato di averla uccisa.
Lizzie farà di tutto per provare la sua innocenza.
“La legge del silenzio” è un thriller, direi quasi psicologico, abbastanza avvincente, carico di finzione e ossessione, con un continuo alternarsi di situazioni che hanno per protagonisti uomini e donne in bilico sul filo delle apparenze e galleggianti nel mare oscuro della menzogna.
La storia è narrata su due piani narrativi, il presente e il passato. Il primo vissuto da Lizzie, il secondo da Amanda, la donna uccisa.
Questa altalena della narrazione tra i due piani temporali rende la lettura sufficientemente dinamica e accattivante. L’autrice gioca, così, sapientemente con la mente del lettore, mantenendolo attento fino alla fine.
In alcuni tratti sembra di leggere un “legal thriller”, data la minuziosa descrizione di fatti giudiziari e il ritmo di scrittura mai decisamente serrato.
Direi che l’autrice guida il lettore lentamente nel labirinto delle complesse relazioni di coppia capaci di tenere nascosti, sotto la patina dorata del perfetto amore, tradimenti e bugie che altrimenti farebbero crollare il castello di sabbia in cui vivono i protagonisti.
Pur senza generare colpi di scena eclatanti, i personaggi sono ben caratterizzati e si muovono nella storia abbastanza con disinvoltura, lasciando il lettore curioso di seguirne il movimento.
Anche se non può essere considerato un thriller mozzafiato, la lettura di quest’ultimo libro di Kimberly McCreight è piacevole. La mente scivola leggera nella vita dei protagonisti che non diventano i tuoi amici del cuore, ma degli ottimi vicini di casa.
La legge del silenzio – Kimberly McCreight
Brunella Caputo