Il principio del male



Stefano Tura
Il principio del male
Piemme
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La trama in 12 parole: mentre a Bologna scompaiono delle bambine, a Ipswich vengono massacrate delle prostitute.
E’ un thriller dal sapore internazionale “Il principio del male” di Stefano Tura (Piemme), sarà perché il romanzo si svolge, appunto, tra Bologna e Ipswich, due città che hanno un’anima pur essendo tutto sommato di secondo piano, oppure perché l’autore ormai da anni risiede a Londra, dove fa l’inviato Rai e ha dunque acquisito lo status di “internazionale”. Se fosse una canzone “Il principio del male” (brutto titolo, bel romanzo) potrebbe essere essere “Song for the Lovers” di Richard Ashcroft. L’ex leader dei Verve coniuga, infatti, romanticismo e dolore. Un po’ come il thriller di Tura. Che è bravo, ma pure troppo preciso per i miei gusti. A tratti emerge il suo (altro) mestiere di giornalista, puntiglioso, ricco di dettagli, e lì la scrittura di genere risulta paradossalmente troppo pulita. Come se il suo ruolo di inviato (il massimo della categoria, per capirci) non gli consentisse di sporcarla. Forse eccede nella descrizione di particolari truculenti (litri e litri di sangue vengono versati nel corso delle 368 pagine), senza insistere, invece, sulla psicologia dei personaggi, che possono apparire freddi. Non è così. L’ispettore Alvaro Gerace, che abbiamo già apprezzato nei romanzi precedenti, non è secondo ad altri suoi colleghi più conosciuti. Si fa fatica, però, ad ingranare. I mutamenti di scena (da Ipswich a Bologna e ritorno) non aiutano a “entrare” subito nel romanzo. Oltre a Gerace, poi, ci sono almeno altri tre investigatori degni di nota. Dev’essere un mio limite: troppi protagonisti che fanno lo stesso mestiere mi mandano in confusione. Eppoi, stando così le cose, non riesco ad identificarmi in nessuno di loro e viene a mancare uno dei presupposti che mi fanno amare un romanzo fino in fondo (succede anche a voi?). Ma “Il principio del male” è anche (o soprattutto?) un thriller scritto per denunciare il razzismo anglosassone (e questo è un merito); c’è un politico, per esempio, che assomiglia al nostro Salvini: non sappiamo se è lui, però, perché non si vede la felpa.

Alessandro Garavaldi

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