Il traditore di Roma- Simon Scarrow



Simon Scarrow
Il traditore di Roma- Simon Scarrow
Newton Compton
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Diciottesima e, come sempre, arricchita da un’eccezionale scenario storico, coinvolgente avventura della superba serie di Scarrow, Le aquile dell’Impero, che vede nella veste di protagonisti  Catone e Macrone.  Ho detto e confermo eccezionale e documentatissimo scenario storico, tanto che all’inizio del precedente episodio avevamo addirittura trovato un’eccellente mappa che descriveva  quella zona di confine tra Roma e la Partia nel 1° secolo. Carta  molto utile per raccapezzarsi e seguire meglio la narrazione e l’accidentato percorso  dei protagonisti . E c’era  anche, una efficace spiegazione su come funzionava la catena di comando della Guardia Pretoria. Peccato, che stavolta invece  si è ritenuto di farne a meno a scapito sicuramente del lettore che si trovasse la prima volta immerso nella avventure dei nostri due eroici romani. Poi, sempre in Lunga vita all’Impero e naturalmente per completezza, dopo la parola fine del libro, c’era una colta e  circostanziata nota storico politica inserita dall’autore. Stavolta no, ma tenete presente che i fatti del romanzo accadono poco dopo quelli del precedente. Potreste sempre riparare con quello… Ma ora torniamo a Il traditore di Roma: un altro romanzo azzeccato, con sempre un ritmo narrativo ad altissimo livello e  un’eccellente interazione tra i vari personaggi che attraversano una storia  straordinaria e densa di azione e di  personalità credibili, realistiche, messe umanamente di fronte  a reali ma difficilissime situazioni. La storia parte nel 56 d.C., un anno dopo dalla fine del precedente romanzo, quando  il tribuno Catone e il suo primo ufficiale  Macrone, veterani dell’esercito romano, che  si trovano ancora a Tarso, nella Cilicia all’estrema  frontiera orientale dell’Impero romano, consapevoli che ogni loro mossa è costantemente monitorata dalle spie del pericoloso  misterioso e imprendibile Impero dei Parti. Dico e confermo l’imprendibile impero dei Parti perché, sia per l’estensione dell’immenso territorio, sia per i loro metodi di combattimento, con gli attacchi a tradimento della cavalleria favoriti dalle insidie del terreno, aveva fatto sempre sì che anche celebri comandanti romani fossero irrimediabilmente sconfitti (vedi la disastrosa disfatta di Crasso a Sarre). In seguito, la saggezza di Augusto aveva trovato più ragionevole controllare le estreme frontiere orientali dell’impero stipulando con l’impero dei Parti la pace, ma dopo di lui più volte la sfrenata ambizione di generali romani (e ora delle stesso Nerone diventato imperatore a diciassette anni) aveva rischiato di infrangere il difficile equilibrio di poteri nella zona. E nonostante si passato un anno il generale Corbulone, comandante in capo, deve ancora fare i conti  le pessime condizioni del potenziale esercito a sua disposizione. Le legioni sono raccogliticce e gli uomini da portare in battaglia pochi, stanchi e male in arnese. Per rimetterli in sesto e avere delle valide unità  non è bastato il lungo addestramento, bisogna arruolare nuove truppe  e le uniche forze su cui Corbulone può fare davvero affidamento sono la coorte d’élite delle Guardie Pretoriane di Catone e Macrone, soldati ben addestrati e  di grande esperienza, ma ohimè dimezzati dalla precedente avventura. Ma per lui rappresentano tuttora l’unico valido atout per ogni sua mossa. Dunque dicevamo siamo nell’autunno  il 56 d.C. con Catone e Macrone di stanza con le truppe  dell’esercito di 20.000 uomini del generale a Tarso.  Macrone, che vedendo avvicinarsi il traguardo dei cinquant’anni,  sta meditando un prossimo ritiro dall’esercito, convola finalmente  a nozze con Petronilla, ex schiava balia e tata che ha cresciuto Lucio figlio di  Catone, orfano di madre. Dunque  sarà proprio durante i festeggiamenti del matrimonio, al quale Corbulone è intervenuto di persona, dispensando un lauto dono ai novelli sposi,  che convocherà il Tribuno Catone per il giorno dopo.                                                                                                               L’imperatore Nerone, ormai diciottenne, è impaziente. Vorrebbe che il suo generale facesse guerra ai Parti, soprattutto ora che i Parti stanno minacciando alcuni dei regni amici dei romani. Inoltre, la famiglia reale dei Parti è divisa. Il re dei re, Vologase, è in guerra con uno dei suoi figli. I tempi sembrano  maturi per trarne vantaggio. Ma il generale Corbulone è realista. Sa bene che con l’esercito mal addestrato e a ranghi ridotti non sarebbe in grado di affrontare la potenza dei Parti. Ha bisogno di prendere altro tempo. E così affida al Tribuno Catone una pericolosa missione: guidare  un’ambasciata  da re Vologase per offrirgli l’ultima possibilità per evitare una guerra fra la Partia e Roma: insomma una pace. Ma una pace dettata da motivi diplomatici. Una pace che Corbulone stesso immagina già rifiutata dal dispotico Vologase. Insomma affida a Macrone il compito poco invidiabile e probabilmente mortale di portare  un gruppetto  di uomini nel cuore della Partia per negoziare una fantomatica intesa. Catone temendo che l’impresa possa rivelarsi suicida, per lui e per i pretoriani al suo seguito,  ordina a  Macrone di restare a Tarso con il compito di addestrare le reclute. Ma per Macrone quel compito si rivelerà tutt’altro che rose e fiori. Dovrà affrontare sfide altrettanto  pericolose di quelle che incontrerà Catone sulla sua strada. Tra i ranghi della legione si nasconde un traditore che  potrebbe rivelarsi una mortale minaccia anche per  l’Impero. Roma sa difendersi e non mostra mai pietà per coloro che tradiscono. Ma prima bisogna scoprirli e arrestarli . Catone e Macrone  saranno  impegnati fino alla stremo in una corsa contro il tempo per svelare la verità, mentre il potente nemico oltre il confine non aspetta altro che un segno di debolezza tra i romani per cogliere l’occasione. E la minaccia esterna potrebbe non essere minore di quella che si annida tra le loro fila. Ma il traditore, la serpe in seno che si cela all’interno della legione e mina le sue fondamenta deve essere trovato e morire.                                    
In questo diciottesimo capitolo della sua saga sulle Aquile  Simon Scarrow ci regala una variegato e affascinante  ventaglio di personaggi  buoni e cattivi a far ala ai nostri Sicuramente un buon libro con un’eccitante concatenarsi di avventure per una serie (quella delle Aquile dell’Impero) che sono certa avrà altro da dare

Patrizia Debicke

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