Imago mortis



Samuel Marolla
Imago mortis
Acheron Books
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Noir che più noir non si può.
Augusto Ghetis è un investigatore privato molto sui generis, in quanto indaga solo su casi di morte. E indaga, diciamolo subito, in un modo molto particolare: sniffando, fumando e, nei casi più complessi, iniettandosi in vena la cenere delle vittime, al fine di poter sfruttare a pieno le proprie doti medianiche, che gli consentono di entrare in comunicazione con le entità dei trapassati.
Il breve romanzo (poco più di ottanta, densissime pagine) è ambientato nella Milano pre-Expo, ma non solo, in quanto sono frequenti le incursioni, nella stessa città e in certi ambienti, ma di sessant’anni prima, effettuate da Ghetis appunto sfruttando le proprie capacità.
L’investigatore viene infatti incaricato da una anziana prostituta di indagare sui misteriosi assassinii che videro vittime, nei primi anni ’50, parecchie sue colleghe.
Per farlo, Ghetis dovrà ovviamente procurarsi inizialmente la “materia prima”, con incursioni notturne nel cimitero milanese di Musocco, e si confronterà poi, in “compagnia” del Re Lucertola e Mister Mojo, continuamente evocati tramite assunzione di relative ceneri, con tutto un sottobosco di delinquenza comune, prestasoldi, ex prostitute assetate di soldi e di sangue, criminali slavi, truculenti omicidi a colpi di mannaia, sadici assassini che ritorneranno dal passato a bordo di nere macchine d’epoca e scienziati geniali quanto folli.
Questa la trama, che, se si accetta l’assunto iniziale, diventa, incredibilmente ma inesorabilmente, del tutto credibile.
Anche il finale, inaspettato e lugubre, riuscirà a sembrare, per quanto angoscioso e allucinante, assolutamente “possibile”.
Samuel Marolla, scrittore e sceneggiatore horror, come lui stesso si definisce, riesce a rendere infatti il proprio racconto incredibilmente “reale”, avvalendosi fra l’altro di uno stile di scrittura denso, asciutto e incalzante, che prende il lettore sin dalle prime pagine, ma anche dell’ambientazione in una Milano livida e cupa, devastata dalla speculazione edilizia e finanziaria, ritratta preferibilmente nottetempo, in periferie in mano a balordi e criminali strafatti e devastate dal degrado di vecchie fabbriche abbandonate e dallo sversamento di rifiuti tossici. Una Milano dove tutto ruota inesorabilmente intorno ai soldi, non importa in che modo guadagnati, perché, come dicevano i latini, “homo sine pecunia est imago mortis”.
Romanzo noir, abbiamo detto, per spunto iniziale e ambientazione, ma che può essere anche classificato come raffinatissimo e coinvolgente “horror”. Un salto nell’incubo, e ritorno, molto, molto ben orchestrato.

 

 

Gian Luca Antonio Lamborizio

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