I peccati della bocciofila



Marco Ghizzoni
I peccati della bocciofila
Guanda
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Boscobasso (Lombardia), duemila anime in provincia di Cremona (la garzaia sta in provincia di Pavia). Estate e primo autunno 2014. L’inaugurazione del bocciodromo sarà cruciale. La bocciofila Alma Mater del locale oratorio ne ha bisogno per le qualificazioni provinciali. La squadra è capitanata dal 73enne sporcaccione gran bevitore Dermille Valcarenghi, vedovo con due figlie zitelle vergini, Grazia (47) e Cinzia (45). Il bar del nuovo impianto è gestito da due brasiliani, la 25enne Juliana, bruttina e in carne, molto simpatica e appariscente, col marito Adriano, secco e timido. Dermille si fa avanti, lei però è attratta dal bellissimo “tocco” Federico, ci scappa una rissa. E tutto il paese vi gira intorno: il parroco e la perpetua, la figlia di lei e l’appuntato, il sindaco e il maresciallo, l’oste e il brigadiere. Pensate a una giocosa commedia umana di casi, equivoci, inganni, sospetti, avvelenamenti, amori, tradimenti o furti veri e presunti: quasi crimini per un quasi giallo.
Secondo romanzo della serie (simile al primo, “Il cappello del maresciallo”, nel bene e nel male) per il 32enne agente di commercio Marco Ghizzoni, memore del bar gestito dalla madre, forte di una meditata e disciplinata scrittura, convinto di una struttura a frecciate e lampi (brevissimi quadretti teatrali che si incrociano), in terza molto varia. La brevità dei capitoli garantisce godibili scene poco pesanti; il rischio è che siano senza “alcun” peso, che anche piccoli giochi e continue macchiette possano venire a noia, per quanto di lettura leggera. Non a caso Mina canta “ancora, ancora, ancora”. In osteria si mangia bene (non solo la lepre in salmì), come a casa propria. Il microcosmo padano è fisso, senza interferenze: o sei lì o non esisti, quel che accade fuori vale solo ed eventualmente per essere commentato. In copertina disegno di Scarabottolo (come nel primo).

v.c.

Valerio Calzolaio

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