Davide è un lettore vorace, divora thriller “è affascinato e attratto da storie noir” ed ama in particolare i romanzi dei Deaver con protagonista il detective Lincoln Rhyme, “tetraplegico ma con un fiuto per il crimine davvero sorprendente”. A ventisei anni, Davide è costretto da tre su una sedia a rotelle per una “perfida patologia” una malattia genetica degenerativa che segna il suo destino. Con “Inchiostro rosso” (Grauseditore, pagg. 77 euro 10,00) Giuseppe Petrarca esordisce nella narrativa noir con un romanzo breve che affronta il tema dei traffici e del giro d’affari senza scrupoli che ruotano intorno al mondo delle industrie farmaceutiche. Una scrittura asciutta, essenziale che non disdegna l’uso di termini medici e le citazioni letterarie, quella di Petrarca, che tinge di rosso le pagine della malattia del suo giovane protagonista, rosso sangue come quello delle vittime colpite a morte perchè colpevoli di sapere, di aver scoperto dei progetti criminali di multinazionali farmaceutiche. Ispirandosi a Rhyme, Davide si ritrova a combattere con un altro dolore, quello per la morte violenta del suo amico e dottore Piero Delli Carri, professionista stimato. Dell’indagine si occupa il commissario Cosimo Lombardo, uomo del sud “dotato di bella presenza, discreto fascino e un pizzico di vanità. Avrebbe potuto fare l’attore” e invece a Milano si divide tra i casi e la sua storia d’amore con Carla. Le morti legate a quella del medico e una misteriosa sparizione di persona diventano per Davide un vero e proprio enigma da risolvere, quasi un’esigenza e un dovere in memoria del suo buon amico. Tra Milano e Zurigo si sviluppa l’indagine del testardo commissario che si intreccia con quella parallela del detective dilettante Davide. Uno agisce per strada, l’altro dentro le mura di casa. Petrarca pone al centro dell’intreccio poliziesco il libro, è la scrittura la chiave di lettura del mistero e che l’intuizione e l’erudizione noir di Davide sveleranno.
Inchiostro rosso
Cristina Marra
