Sequestro alla milanese – Piero Colaprico



Piero Colaprico
Sequestro alla milanese
Baldini+Castoldi
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Milano, 1992. Pochi giorni prima che il sistema della Milano da bere, del dominio del partito socialista e delle bustarelle a profusione rovini sotto i colpi delle indagini di Tangentopoli,  l’unico  figlio dell’assessore Marino Malesci, in predicato  nel partito per diventare sindaco, viene sequestrato.
Per impedire ogni fuga di notizie e mantenere il segreto sulle indagini, il padre si affida a un amico: l’ex capitano dei carabinieri Genito, uscito dall’Arma per motivi non del tutto chiariti e che ora, autonominatosi direttore di una “Agenzia di consulenza”, lavora come investigatore privato.  
Genito, vantando anche un passato da infiltrato nella locale malavita, è convinto  di poter dare una mano, insomma di essere in grado di aiutare Marino in difficoltà, si accollerà le prime indagini legate al rapimento pronto, per riuscire a  risolverlo, ad andare a rimestare fino in fondo nel mondo della vera malavita milanese, delle cosche che spadroneggiano in città pur senza ignorare le losche mene degli esponenti della politica sbruffona e arricchita  dell’amministrazione comunale.
E in questa storia sfileranno velocemente mischiati e amalgamati  proprio tutti:  il povero ragazzo  rapito, la madre in lacrime, il padre speranzoso e futuro primo cittadino, tutta una serie di colleghi assessori e un’intera banda di faccendieri, banditi all’ingrosso e al dettaglio, mischiati a poliziotti vari e opportunisti. Insomma chi più ne ha più ne metta…
Sequestro alla milanese, infatti, si complica da subito convulsamente, ma l’ex capitano ora investigatore Genito, pur messo a confronto con la nuova ma dilagante degradazione dell’ex Capitale Morale, riuscirà in qualche modo, battendosi di persona, a  sbrogliare il machiavellico rebus prima che tutto precipiti. Con non poche sorprese e svariati colpi di scena (e di pistola), conservando alla fine prudentemente  per sé la contorta verità che la polizia non potrà mai veramente immaginare.
Un noir, insolito, elegante, divertente e originale, che dipinge una Milano nera – vera protagonista del romanzo – plumbea (come quella di Scerbanenco), piena del «fango più fango di tutti i fanghi», di malavitosi senza speranza e di politici senza coscienza. E di soldi sporchi, molto sporchi. Insomma la Milano dell’altro ieri, di un tempo in cui, nonostante tutto, magari  si poteva ancora avere un barlume di speranza di farcela a riparare a qualcosa. E invece…
Straordinariamente profetico perché scritto con veemenza da un implacabile cronista poco prima dell’inchiesta di Mani pulite, dimostra che a Milano certi perversi meccanismi erano già  ben noti.
Un giallo intelligente e duttile, efficace  nell’affrontare, senza maschere e illusioni, quella che era veramente  la Milano d’allora.
Prosa, quella di Colaprico, secca da cronista pur tuttavia collegata a una calibrata  mente da narratore che, inserendo complicati complotti, annienta tutta una serie di  figure e mezze figure benché fossero tutti potenziali protagonisti, perché tanto in tutto quel letamaio ce ne sono almeno altrettanti da portare sulla scena.
Con i suoi tanti personaggi, alcuni poco più che comparse,  Colaprico riesce ad esaltare l’immagine d’insieme di una città che, inevitabilmente, finisce con diventare l’unica e vera protagonista della storia .
Buoni e cattivi,  ma anzi meglio senz’altro direi tanti cattivi e meno cattivi, provocheranno una spassosa baraonda che ci concede il divertimento e il piacere di leggere fino all’ultima riga ma, anche stavolta come piace all’autore, con una  netta  propensione al finale a sorpresa.
Una  storia con tanti  colpi di scena che, pur scritta in un modo inusuale, piace e convince.
Un bel noir, scritto bene, intrigante, decisamente  originale, ben strutturato e  pieno di azione che tratteggia  una Milano nera, disgustosa, piena del peggior pantano gestito da bande di  malavitosi marci  e da politici corrotti.
Un libro  da leggere soprattutto per capire che trent’anni dopo Tangentopoli poco o nulla pare cambiato.
Anzi, che dite? forse potrebbe persino essere peggiorato…

Patrizia Debicke

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