Incontro con Margaret Atwood

IMG_20180102_101203Nel corso dell’Edizione 2017 del Noir in Festival è stato assegnato il premio Raymond Chandler a Margaret Atwood, poiché l’autrice canadese “incarna al meglio virtù e caratteristiche della cosiddetta letteratura di genere, si tratti del noir o della fantascienza, di una rilettura della fiaba nella versione più nera o del fantastico, e che insieme le trascende dando voce a un’idea totalizzante e nobile di letteratura.”

All’appuntamento con la stampa era presente anche Milano Nera oltre a La Repubblica, Il Manifesto, La Stampa, Il Sole 24 ore, Il Giornale, Libero, Il Post, Gioia, Vanity Fair, Donna Moderna, Settimanale F.

La motivazione riassume molto bene la capacità di Margaret Atwood di uscire dai confini e dalle etichette dei generi letterari per affrontare temi di attualità, ecologismo e del femminismo anche se ha precisato che “come scrittrice non mi considero e non mi sono mai considerata un’attivista. Come cittadina della società vivo delle conseguenze di determinate cose che succedono e, inevitabilmente, sposo determinate cause […] quello che faccio è scrivere, affrontando le molteplici disuguaglianze che sono presenti nella nostra quotidianità.”
L’impegno letterario non è semplice intrattenimento. È uno strumento che deve indagare quanto ci circonda, ma riflettendo sempre sulla necessità di preservare la propria libertà nel rapporto tra linguaggio e potere.
“Per quanto riguarda il rapporto fra linguaggio e potere e linguaggio e libertà, l’autorità è George Orwell. È stato in grado di dimostrare come il linguaggio possa influire sulle nostre libertà e come la manipolazione effettuata dal potere per deformare o nascondere le verità sia un limite per l’autodeterminazione dell’individuo. Un regime totalitario può modificare il linguaggio, o variare l’uso di alcuni termini linguistici, per rendere plausibile anche l’impossibile.
Ogni dittatura cerca di impedire la diffusione delle notizie perché rappresenta un pericolo. Bisogna lottare contro questo tipo di oppressione, mantenendo l’espressione il più chiara possibile, senza mistificazioni o usi strumentalizzati. Si deve difendere e sostenere la libertà di stampa, di espressione ed è necessario impedire sempre quel tipo di vaghezza nell’informazione affinché i fatti non siano distorti con espressioni poco chiare.”

IMG_20180102_101250Il rischio di essere oppressi però non è solo presente nelle parole ma anche in altri aspetti dell’esistenza, anche in quelli che potrebbero sembrare più “neutri”.
“La scienza è qualcosa che deve essere dimostrabile o riproducibile con degli esperimenti, la fede invece ha a che fare con altri ambiti, non tutti provabili anzi, nella maggior parte dei casi, impossibili da provare. Non possiamo ripetere un esperimento per dimostrare che Gesù ha camminato sulle acque […] Nel momento in cui si evolve il linguaggio nasce la religione e una escatologia che, attraverso delle storie, tenta di rispondere alle domande esistenziali.
Le religioni possono essere circolari, tutto torna e si riproduce, oppure lineari. Il Cristianesimo è lineare, c’è un alfa e un omega, un inizio e una fine, anche il Marxismo è una religione lineare.
Gli scienziati fanno sempre gli stessi quesiti: chi, come e perché e, soprattutto, a chi giova un certo esperimento. […] La scienza e gli scienziati “cattivi” esistono ed esisteranno sempre e, molto spesso, si esprimono celando o falsando risultati di determinate ricerche perché non corrispondono a ciò che dovremmo fare.”
Nessuno è esente dal controllo del potere, perché: “controllano tutti e anche le donne fanno parte dei tutti.”
In merito alla situazione odierna, Margaret Atwood ha messo a confronto la situazione degli Stati Uniti d’America di oggi con quelli tratteggiati da lei ne Il racconto dell’Ancella.
“La distanza tra il paese reale di oggi e quello da me descritto nel ‘85 si è molto accorciata. Innanzitutto, ci sono molti politici che hanno un grandissimo potere e rappresentano una base ideologica puritana, religiosa.
Inoltre, l’attuale presidente sembra non capire pienamente e non rispettare assolutamente la costituzione del proprio paese. Mi sembra chiaro ed evidente che a lui piacerebbe essere a capo di uno stato totalitario, dittatoriale ma, anche se non ha una base religiosa, il suo vice presidente invece sì, viene proprio da quel mondo.”
Margaret Atwood ha sottolineato come molte distopie scritte negli anni passati sembrano essere ormai prossime alla realizzazione.
“La distopia è una cosa che vediamo sempre di più. Gli scrittori più giovani affrontano questo argomento nell’ambito del fantasy e non solo, descrivono la realtà in cui effettivamente viviamo. Questa è la conseguenza della profonda preoccupazione e di un forte senso di ansia che provano nel guardare alle prospettive future. Se oggi qualcuno guarda al futuro dei prossimi 20, 30, 40, 50 anni avrebbe ragione di essere preoccupato per l’instabilità politica e per le forti disuguaglianze economiche e sociali. Non si riesce a vedere o a capire come la vita potrà evolvere in futuro.
Continueremo ad avere un mondo in cui ci saranno ricchi ben separati e distanti da chi è povero? Anche dal punto di vista ecologico non stiamo evolvendo in maniera positiva, quindi ci si chiederà quale impatto questo potrà avere sulla nostra vita futura.
In particolare anche le donne si pongono questi interrogativi. In quale misura e in che modi tutto questo potrà colpirle, in che misura potrà riguardarle.
Le domande ci sono tutte, stiamo aspettando le risposte.”

L’incontro è stato molto stimolante, per oltre due ore Margaret Atwood ha saputo intrattenere la nostra curiosità e ha dimostrato come si possono trattare grandi argomenti anche attraverso romanzi ritenuti minori perchè di genere.

Una bella esperienza di cui spero di avervi reso partecipi con questa breve trascrizione

Mirko Giacchetti

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