New York 1905 –Il cadavere di un giovane immigrato italiano viene scoperto da un cercatore di funghi nel Van Cortland Park.
Joe Petrosino e la sua Italian Squad, una speciale squadra di polizia voluta da Theodore Roosevelt, assessore alla polizia (e poi presidente degli Stati Uniti), prendono in mano il caso e cominciano a investigare nella comunità italiana di New York dei primi del Novecento. Una bella gatta da pelare, inficiata dai silenzi e dall’omertà imposta con il terrore dalla Mano Nera, che si rivelerà un’indagine problematica in cui Petrosino, con il fattivo appoggio del sergente Bennoil (mezzo francese e mezzo irlandese ma che parla e capisce l’italiano), si troverà a contrastare non solo i violenti e spietati padrini siciliani ma anche i peggiori pregiudizi riguardo gli immigrati della penisola.
Una calibrata ricostruzione storico ambientale per una trama molto ben documentata, che si appoggia alla storia vera di quella che fu la nascita della Mafia italo-americana e al coraggio, a sprezzo della vita, degli uomini che la sfidarono.
Contemporaneamente la raffazzonata ma efficace squadra dei poliziotti italo-americani dovrà anche analizzare alcuni strani incidenti in cui appaiono coinvolti alcuni manovali di Little Italy, e sui continui e ripetuti episodi di estorsione da parte della Mano Nera, associazione criminale composta da violenti ed efferati criminali che taglieggiano i commercianti locali.
Questa indagine (una delle tante e delicate che lo videro impegnato) di Joe Petrosino, un personaggio realmente esistito, e della sua squadra si trasformerà nelle pagine del romanzo anche in uno straordinario fil rouge per ricordare la vita e le tante problematiche affrontate dagli immigrati italiani in America all’inizio del secolo scorso, il loro costante impegno sociale per adeguarsi e affermarsi, senza per altro mai dimenticare il paese da cui venivano e le loro origini.
Una fiction ma tratta da una storia vera che, oltre a coinvolgere i lettori con la sua corposa trama densa di colpi di scena, permetterà loro di introdursi da spettatori e oserei quasi dire in veste di comprimari nella vita degli italiani giunti a cercar fortuna nel Nuovo Mondo. Un thriller intrigante, ma anche uno perfetto spaccato di quel mondo italoamericano di allora. Un tuffo nel passato che dovrebbe far riflettere su quando ad emigrare erano gli italiani. Un giallo coinvolgente, in cui ritroviamo una New York dei primi ‘900 ai primordi del suo splendore, un città invasa da svedesi, tedeschi, italiani, irlandesi, gente dell’Europa dell’Est, del medio oriente, cinesi, eccetera ecc. Ognuno di loro a suo modo ghettizzato nei propri quartieri, nei loro isolati, tormentato dai pregiudizi e dal timore degli americani nei confronti degli stranieri.
L’editore Todaro ha scelto di pubblicare questo romanzo nella sua collana dedicata ai gialli ambientati in Italia perché la storia scritta da Salvo Toscano in realtà ha come protagonista il Bel Paese, solo visto da una diversa angolatura: quella dei tanti immigrati che fecero Little Italy.
Ragion per cui i personaggi, descritti pagina dopo pagina, le loro abitudini familiari, cosa pensavano e come si muovevano, si rivela un interessante melange tra un background “paesano” risciacquato (avrebbe detto il Manzoni) nelle mentalità e cultura anglosassoni.
Le loro indelebili radici li fanno esprimere in una lingua inglese inquinata dai dialetti di origine, ma li rivelano anche nelle loro ambizioni legate al passato ma con lo sguardo volto al futuro. Una diversa mentalità ancora italiana ma sicuramente già molto più yankee.
La storia dell’omicidio di Antonio Torsiello e del ritrovamento del suo cadavere fatto da un cercatore di funghi è vera. On line si può addirittura leggere la sentenza di condanna in appello del suo assassino.
Per ottimizzare la sua narrazione, Toscano ha ricostruito i fatti servendosi delle persone reali ma introducendo nella storia dettagli e personaggi di fantasia. Ma è documentata e famosa la grande capacità di trasformismo di Petrosino noto per essere molto abile nel rendersi irriconoscibile.
Lui, il piccoletto nerboruto (1,60 circa più i rialzi nelle scarpe e qualche centimetro guadagnato con la bombetta), in virtù delle sue origini italiane era in grado di muoversi per i vicoli di Little Italy, capire i tanti dialetti della penisola, interpretare i contrassegni e le regole imposte e seguite dalle organizzazioni criminali americane, come la Mano Nera, a cui Petrosino nella sua carrriera infliggerà colpi su colpi.
Joe Petrosino e il caso del fratello scomparso – Salvo Toscano
Patrizia Debicke