La stagione del fango – Antonio Fusco



Antonio Fusco
La stagione del fango
Giunti
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Un’altra notte difficile per il commissario Casabona nella sua bella  casa sulle colline di Valdenza.  Il Natale si avvicina e lui si è preso una decina di giorni di ferie per riposarsi, ma anche e soprattutto per staccare e fare i conti con se stesso e la sua nuova realtà . Da quando ha dovuto accettare la separazione da Francesca, sua moglie per più di venticinque anni, dorme male, a tratti. Quando arriva la notte si fanno strada la malinconia e la rabbia. Lo tormentano i ricordi, le aspettative deluse, i rimpianti e l’unica soluzione sembra il  bere. Bere  del rhum per non pensare e  stordirsi e poi finalmente  verso le due o le tre riuscire ad appisolarsi. Ma quella mattina alle sei, ancora buio profondo, l’insistente suono del campanello lo risveglia implacabile. Chi può essere a quell’ora? E che vuole? Ossignore una cattiva notizia? Subito il cuore batte e il pensiero corre ai suoi cari lontani: i figli? O  Francesca, la moglie, che a conti fatti è sempre nel suo cuore? Casabona non può certo immaginare che non appena apre la porta si trova davanti a Mauro Grisanti che dirige la Criminalpol di Firenze, venuto per, a suo dire, una formalità, una perquisizione delegata dall’autorità giudiziaria di Firenze. Con lui, taciturni, inquieti e imbarazzati, gli agenti della squadra di Casabona che asseriscono di non sapere… Sono là solo per ordine del questore. Ma cosa si imputa al loro commissario? Di cosa è sospettato?  E tuttavia, quando Grisanti appoggia sul tavolo il verbale completo di notifica, Casabona capisce che si tratta di un mandato di arresto in piena regola e riesce persino a scorgere che l’imputazione è omicidio. Sono venuti per arrestarlo. Reagisce immediatamente. Non fa una piega, chiede di potersi vestire, lascia socchiusa la porta di camera e, mentre gli agenti perlustrano le altre stanze, prima che possano  fermarlo, si cala dalla finestra . Quelli sono andati là per portarlo via in manette ma lui ha solo firmato il verbale di notifica della perquisizione, si sta  sottraendo a quella e non a una ordinanza di custodia cautelare, di arresto insomma. Sale in macchina, taglia la corda e richiude il cancello automatico dietro di sè per rallentare il loro inseguimento. Ma non sa quale omicidio gli si imputa e perché? Come prima reazione, è quasi l’alba, non sono ancora le sette, vola in questura a svuotare i suoi cassetti e a impadronirsi di quanto contenuto che gli servirà durante la fuga e là, incontrando la sua vice, molto mattiniera come sempre e che ignora il tentato arresto del capo, scoprirà che il delitto per il quale è imputato è il barbaro omicidio del dottor Marco Romoli. Marco Romoli è  l’uomo per il quale sua moglie ha chiesto e ottenuto la separazione. Ora gli è tutto chiaro. Qualcuno ha fatto in modo da incastrarlo, ma come e perché? Non gli resta che mettere in atto la sua fuga, costruire subito una falsa pista per spingere i suoi segugi su una strada senza uscita. Poi giovherà le poche carte che ha a disposizione, ma intanto deve cercare di sparire, nascondersi, trovare una spalla  e costruirsi una falsa identità. Per fortuna anni di lavoro e vere amicizie pagano e chi lo conosce bene non dubita di lui. Anzi, scoprirà il nome del suo accusatore, tale Ciro Auriemma, pentito di camorra, affiliato al potente clan napoletano dei Settimio, che in prigione a Firenze sta cantando come un cardellino. L’ aiutante  e spalla di Casabona faciliterà anche la sua andata  a Napoli, dove un anzino boss della vecchia guardia gli indicherà una labile traccia da seguire. .Ma può davvero fidarsi di quelle poche e smozzicate parole? Per fortuna nella sua squadra c’è ancora più di qualcuno dalla sua parte. Insomma praticamente tutti sono convinti della sua innocenza e vogliono dargli una mano nelle indagini per scagionarsi. Ciò nondimeno, per salvare il suo onore dall’infamia  e liberarsi da tutte le accuse dovrà darsi da fare, ma anche  accettare la delusione di quei falsi amici che si rivelano solo dei vigliacchi pronti a tradire. E, da latitante, trovare il modo di scoprire perché si è voluto trasformarlo nel capro espiatorio di una sporca operazione di camorra. Insomma, dovrà  smontare a fatica e con pazienza, pezzo per pezzo, la macchina del fango che qualcuno ha voluto mettere in moto per rovinarlo.                                                              
Stavolta Fusco ci regala un giallo particolare, molto diverso dai precedenti, un giallo thriller che ci rimanda in parte al celebre film Il fuggitivo interpretato da Harrison Ford. Due diversi piani narrativi in parallelo: quello dei cacciatori e quello della selvaggina, il fuggitivo Casabona che stavolta si trova dall’altra parte della barricata  e deve fare di tutto per riuscire a togliersi di dosso quell’infamante accusa. Infamante accusa tenuta artificialmente in piedi anche per carrieristici giochi di potere che vogliono le prime pagine dei giornali. Giochi di potere che dovrebbero rigirarsi contro chi li ha concepiti, anche se troppo spesso invece si trovano dei rocamboleschi  compromessi. Romanzo appassionante, molto intrigante e che si legge di volata. Buon relax, ora che è finito, commissario Casabona.

Patrizia Debicke

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