Mozart deve morire – Max e Francesco Morini



Max e Francesco Morini
Mozart deve morire
Newton Compton
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«Camminavo a piccoli passi nella penombra, accortamente, quasi a tentoni, attratto dalla musica che, in fondo a un lunghissimo corridoio, qualcuno stava suonando al pianoforte. Seguivo quella melodia celestiale, così struggente e intensa che non sembrava nemmeno di questo mondo…»
Ma  quelle note quell’ incredibile melodia che scaturiva dal  pianoforte non poteva che essere  di Mozart…  Come non individuare subito la sublime  magia, il tocco musicale dell’ indiscusso protagonista dei mutamenti culturali europei del tardo Settecento? Quella  universalità mozartiana, frutto di  diversi influssi ed elementi, di influenze (soprattutto italiane e tedesche) meravigliosamente fatte proprie e digerite. Quel tutt’uno in grado di garantire mirabile equilibrio, creatività  e  la necessità di un  naturale  compendio, tra contenuti spirituali e  materiali punto di incrocio epocale,  nella transizione tra ancien régime ed era rivoluzionaria  e  ormai permeata di una sensibilità indiscutibilmente moderna.
Intrigante prologo, in cui si affaccia il protagonista e voce narrante della storia che, subito dopo aver assistito a una affollatissima rappresentazione teatrale  di Le nozze di Figaro,  rivelatasi un trionfo  nonostante la mediocrità di musicisti e cantanti,  si presenterà ai lettori dicendo: «Ah sì, scusate se non ve l’ho ancora detto, io sono un giornalista: mi chiamo Cherubino Hofner, per tutti Cherub, e scrivo di musica e teatro sulla gazzetta «Die Wiener Stimme», uno dei quotidiani più autorevoli della capitale.»
Il suo compito ora infatti, appena uscito dal teatro, sarà mettersi subito a scrivere per il  suo giornale un pezzo sull’opera alla quale ha assistito, e poi magari concedersi una birra in premio.
Siamo a  dicembre del  1811 il che in parole povere vuol dire che i fratelli Morini per una volta, lasciato a Roma il loro personaggio cult, il libraio investigatore Ettore Misericordia, hanno fatto un salto nel tempo e  si sono trasferiti a Vienna e più , precisamente venti anni dopo la morte di Wolfangus Amadeus Mozart, per passare il compito di protagonista a  un giovane, irrequieto e un po’ scombinato, aspirante scrittore che sognerebbe di diventare un novello Goethe. 
Ma forse per l’ignaro lettore meglio sarebbe inserire qualche notiziola storica per meglio inquadrare epoca e fatti di quel particolare periodo. Nel 1811 l’Austria, come il resto  l’Europa, sobbolle  ancora sotto la pressione ricattatoria o morale dell’ingombrante coinquilino corso che, dopo essersi fatto scegliere dai francesi a colpi di genio, furbizia,  cannone e fortuna (dico io) si è conquistato un impero (l’unico nemico ufficiale infatti  è rimasta l’Inghilterra).
Ma la situazione europea era  fluida : il 21 agosto del 1810  Jean-Baptiste Jules Bernadotte era stato eletto dagli stati generali svedesi erede al trono di Svezia, con il nome di Carlo Giovanni e  in seguito il 17 novembre Napoleone  aveva persino  preteso sulla carta dalla Svezia una dichiarazione di guerra contro la Gran Bretagna. Ciò nondimeno senza conseguenze, perché Bernadotte fece sapere  subito allo zar che si considerava svincolato dall’influenza francese e fedele al trattato di Fredrikshamn. Senza contare che meno di un mese prima  in Spagna si erano insediate le nuove Cortes Generales contro il regno di Giuseppe Bonaparte per preparare la costituzione,  mentre in Portogallo il generale Wellesley, Visconte di Wellington, quando i francesi al comando del maresciallo Massena aveva tentato di riconquistare  il Portogallo, ne aveva  rallentato l’avanzata nella battaglia del Buçaco, impedendo poi  la conquista della penisola di Lisbona Le forze  francesi, erano state costrette a ripiegare dopo sei mesi e Lord Wellington era riuscito ad espellerli dal Portogallo dopo  la vittoria nella battaglia  di Fuentes de Oñoro del maggio 1811. In Russia poi  il 13 dicembre lo zar Alessandro aveva autorizzato l’attracco delle navi inglesi nei porti, vìolando il trattato di Tilsit firmato con Napoleone.  Il 20 marzo 1811era nato Napoleone Francesco Giuseppe Carlo, figlio di Napoleone Bonaparte e di Maria Luisa d’Asburgo-Lorena; e aveva ricevuto subito il titolo di Re di Roma. L’impero aveva finalmente un erede diretto, poteva considerarsi solido?  Ma  non era certo il momento di trascurare i movimenti delle truppe degli pseudo alleati .  Tanto che Napoleone rimase in allerta per tutta la primavera del 1811 e il 16 agosto stava già discutendo un possibile piano comune di una campagna contro la  Russia.
Insomma l’atmosfera generale era di ansiosa attesa, ma torniamo al libro.
Nel mettere la data sull’articolo  il 5 dicembre 1811  per lo spettacolo,  il nostro giornalista si accorge che proprio quel giorno rappresenta il ventesimo annversario dalla morte di Mozart  il genio di Salisburgo.
Una morte misteriosa, ad appena trentacinque anni, piena di dubbi di  ombre e  di cui non si è mai lasciato trapelare  una plausibile versione ufficiale. Tutti convengono sul fatto che il Maestro negli ultimi tempi non stesse bene, era inquieto quasi presagisse qualcosa, ma cosa? Si sentiva male o temeva un disgrazia o peggio una  sconosciuta mano assassina? O magari una  vendetta per le ragioni più diverse e difficili da scoprire.
Ma di cosa è veramente morto Mozart? Si trattò di   fatale malattia, contagio mortale in quel periodo a Vienna i defunti dopo la benedizione venivano inumati in fosse comuni? Era in atto un’epidemia?  Ragion per cui nessuno oggi  può sapere esattamente dove riposino oggi i suoi resti mortali. 
La grande passione  di Cherub  (cherubino) Hofner per la musica  di Mozart – passione  trasmessagli dal padre, che gli ha persino  dato quel nome in suo onore, – lo deciderà  a intraprendere un’ indagine su quella morte. Non sarà facile perché prima, citando i grandi numeri degli spettatori e l’attuale immenso successo ovunque per quella musica, deve convincere l’editore in un potenziale interesse  del  pubblico a scoprire i particolari legati alla prematura fine di Mozart  e poi scrivere a puntate sul «Die Wiener Stimme» quanto è riuscito a scoprire. Ma non sbaglia perché già il suo primo articolo, denso di pathos e mistero  drammaticamente impostato  sul cimitero di St Max e giorno  della sepoltura, un giorno funestato da una gelida pioggia che aveva tenuto lontano  anche gli amici più cari, riscuoterà gran successo e farà raddoppiare le vendite del testata. Scrivendo i successivi: scoprirà la grande  passione di Mozart per il biliardo che tanto gli costava in scommesse. Conoscerà il leggendario attore, cantante, impresario teatrale, direttore del Theater auf der Wieden, nonché autore del libretto del Flauto magico, in cui recitava il ruolo di Papageno, che contribuì al successo del Maestro e finanziò la sua creatività, pagando i suoi debiti. Incontrerà amici, nemici, donne innamorate e ferite dal brutto anatroccolo genio. Eh già perché quasi nessuno, pensando alla celestiale musica di Mozart, ricorda che  l’uomo non aveva fattezze da Apollo, anzi era un ometto, tozzo, e in più aveva  occhi sporgenti e naso grosso, basta guardare i suoi ritratti . Cherub nella sua inchiesta giornalistica riuscirà a sapere  di musicisti creduti nemici e che invece erano sinceri estimatori della sua grande arte. Che anche i geni possono se necessario voler  copiare qualcosa. Apprenderà tanti particolari sulla sua appartenenza alla Massoneria, dovrà incontrare diversi  personaggi, alcuni strani, altri addirittura pericolosi. Ognuno  gli racconterà la sua storia e gli offrirà una diversa  versione dei fatti.
Una serie di articoli ben presto alla moda con le migliaia di nuovi lettori  che faranno lievitare  quasi alle stelle le vendite del quotidiano. Un lunghissimo, devoto ultimo atto dedicato alla morte di colui  che nelle sua breve vita compose ben: 21 opere, 49 sinfonie, 25 concerti per pianoforte e orchestra, 5 concerti per violino e orchestra, 23 quartetti per archi, 17 sonate per pianoforte, 35 sonate per violino e pianoforte, e inoltre messe, cantate, litanie, vespri, composizioni liturgiche minori, sonate da chiesa, arie con orchestra, Lieder, canoni, trii, quartetti per varî strumenti, quintetti, marce e danze per orchestra, divertimenti, serenate, cassazioni, concerti per diversi strumenti e orchestra. Cherub Hofner  interpreterà ogni particolare per i suoi lettori  fino  a conoscere il successo, arrivare a poter sognare più in alto per la sua carriera letteraria per  poi svelare alla fine la scioccante, straordinaria e inimmaginabile verità.

Patrizia Debicke

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