Dopo aver letto La ragazza senza pelle (Einaudi) , il romanzo di Mads Peder Nordbo ambientato in Groenlandia, insieme all’intervista che leggerete, gli ho fatto promettere che mi avrebbe fatto assaggiare il fegato di foca crudo, usanza groenlandese di cui ho letto nel libro e che determina, come una specie di iniziazione, l’essere un ‘vero uomo’. Pare però che l’autore si sia trovato veramente nella condizione di doverlo fare, come scritto nel libro, e me lo sconsiglia. Al suo posto ho rimediato un invito ad assaggiare il grasso di balena, semmai dovessi capitare in Groenlandia . Bene, io un invito l’ho rimediato, intanto però vi invito più seriamente a leggere le parole di questo autore nordico che parla di diritti delle donne, della vita tra i ghiacci e –sorpresa! – del ruolo che ha l’Italia nello scrivere i suoi romanzi.
Tu sei Danese, ma hai vissuto e studiato in diversi paesi del Circolo Artico: Danimarca, Svezia e, infine, Groenlandia. In che modo secondo te differisce il thriller nordico da quello mediterraneo? Per la tua esperienza, c’è una percezione diversa da parte del lettore?
Penso che il Thriller nordico sia diverso a causa del buio nordico. Noi nordici ci muoviamo con attenzione e persistenza, esiste una sfumatura in sottofondo che fa parte della nostra vita, una sorta di ‘filosofia del buio’. E usiamo molto la natura nella descrizione dei diversi paesaggi nordici. C’è qualcosa, nel vivere al Nord, che dà alla vita un tocco in più di melanconia. Penso che siano le dure condizioni di vita e il carattere sottostimato dei nostri ‘eroi’ ad affascinare il pubblico.
Hai ambientato La ragazza senza pelle (Pigen uden hud) in piccoli villaggi groenlandesi, dove effettivamente tu oggi vivi. Sei stato altresì quasi spietato nel descrivere alcuni lati oscuri della cultura e dei modi di vivere groenlandesi (ad es.: alta percentuale di tendenze al suicidio, abusi sessuali sulle bambine e sulle donne in genere): cosa ti hanno detto i tuoi concittadini dopo aver letto questo romanzo?
È davvero una bella domanda! Questa era la mia più grande paura nel pubblicare questo libro, perché ho vissuto in Groenlandia per quattro anni e ho molti amici groenlandesi. La settimana prima che fosse pubblicato in Danimarca e Groenlandia fui bersaglio di commenti arrabbiati contrariati ma, dopo averlo letto, alla gente piacque. In tanti mi hanno detto che era una bella voce per i giovani e le giovani groenlandesi; alcune donne groenlandesi mi hanno realmente scritto per dirmi che erano come Tupaarnaq, raccontandomi le loro storie di abusi infantili. Il mio romanzo è piuttosto vicino alla realtà , ed è una realtà dura. È la vita quotidiana nell’Artico!
Pensi che la scarsità di luce nei paesi nordici sia una speciale suggestione e ispirazione per un autore di thriller?
Sì, è cruciale per noi. Siamo cresciuti con questo particolare alternarsi tra la luce e il buio, che colora e crea le nostre vite, specialmente se si parla di autori.Gli inverni lunghi, i mari gelidi e le alte montagne – insomma la natura, spesso fatale – influiscono in modo speciale sul nostro modo di pensare. In Groenlandia esistono enormi aree senza rifugi, insediamenti, Internet, niente di niente, il che insegna a ciascuno a essere una persona diversa e a nutrire un grande rispetto per la natura e la vita.
Ma l’ispirazione esiste davvero, o scrivere è solamente osservazione e rielaborazione?
Per me l’ispirazione è tutto, ma cerco di scrivere il più vicino possibile alla mia realtà , cioè i luoghi dove vivo e lavoro e… Gli omicidi sono più verosimili (ammicca ironico, NdA). La maggior parte dei miei personaggi è costruita in base a persone che conosco realmente, in particolare quelli femminili prendono le mosse da due amicizie che hanno vissuto un’infanzia terribile e devastante. Nel risultato, realtà e finzione stanno uno a uno.
Quali sono le tue preferenze letterarie, anche nel giallo italiano se ne hai letto, e perché?
Adoro il ‘realismo magico’, mentre leggere crime stories non è totalmente nelle mie corde. Sarà un po’ folle, ma è così. I miei peferiti sono Zafòn, Eco, Murakami e lo svedese Torgny Lindgren. Umberto Eco poi è il mio più grande modello! Il suo modo di usare il linguaggio e la filosofia per creare magici mondi immaginari è stato unico. Semplicemente lo adoro, e la ‘Il nome della rosa’ è stata la miglior crime story mai scritta!
Hai pubblicato in più di diciotto paesi. Che differenze hai trovato tra i lettori italiani e quelli del resto del mondo? E quali invece nell’esperienza editoriale più in generale?
A essere onesti, il lettore italiano è il più difficile, pignolo – nel senso buono del termine. Non gli basta leggere di semplici omicidi, ha bisogno di essere sfidato e messo alla prova sul piano psicologico e intellettuale. La mia serie nordica offre una quantità di omicidi cruenti, ma se sei un lettore attento puoi leggere tra le righe e scoprire dolori e amarezze prettamente umane delle persone, come sui difficili rapporti tra Groenlandia e Danimarca, di cui è effettivamente una colonia.
In La ragazza senza pelle descrivi una donna, Tupaarnaq. dal carattere duro, selvaggio e, oserei dire, indipendente come un gatto, che contrasta con la posizione di sottomissione delle donne su cui poni spesso l’accento. Qual è realmente la situazione al proposito nei paesi nordici? Te lo chiedo perché in Italia è un momento ‘caldo’ per questo tipo di dibattito.
La Groenlandia non è come gli altri paesi del nord, lì i diritti delle donne e delle ragazze non hanno fatto molta strada. A differenza della Danimarca, dove le donne hanno ‘superato’ gli uomini, in Groenlandia il 64% delle donne sono esposte a violenze domestiche e il 34% ha subito abusi sessuali nell’infanzia. È completamente inaccettabile.
Violenza, stupro e oppressione mentale sono totalmente inaccettabili in qualsiasi paese ed è ottimo che ora si stia facendo qualcosa seriamente per combattere questo fenomeno in Europa.
Questo tipo di violenza e oppressione è basato sull’assunto che siamo diversi in base al gender ma, nonostante esistano evidenti differenze tra uomini e donne sotto vari aspetti, ciò non giustifica che un sesso debba prevalere su un altro. I diritti delle donne potrebbero diventare qualcosa di molto più importante oggi che siamo tutti sempre più collegati, quindi vicini, con tutto il mondo, anche e nonostante paesi e culture che opprimono sistematicamente la donna. Per questo è importante che ci battiamo per far comprendere che le donne valgono quanto gli uomini, le ragazze quanto i ragazzi, come d’altro canto che non c’è niente di male nell’essere omosessuali.
Pertanto, credo dovremmo imparare a considerare chiunque uguale a noi nonostante le differenze di sesso, del colore della pelle o della fede religiosa.
La mia protagonista Tupaarnaq è allo stesso tempo vittima e guerriera ed è ispirata a due miei carissimi amici groenlandesi: uno è un uomo che ha dovuto nascondere la maggior parte della sua vita, l’altra una giovane donna che ha reagito al suo passato tenendo allenato il suo corpo e l’ha ricoperto di tatuaggi. In Tupaarnaq io ho voluto rappresentare entrambi, sebbene ognuno dei due abbia una sentimenti diversi e una forma diversa di percepire e reagire al dolore.
Concludendo: c’è anche l’Italia nei tuoi programmi per un eventuale tour del libro? E cosa ti aspetteresti dai lettori italiani?
Non ancora, ma mi piacerebbe tanto poter venire in Italia in veste di autore. C’è qualcosa di tanto bello nell’Italia, nella sua cultura, arte, storia e letteratura e.. Opera! Oh, io ascolto spesso Verdi o Puccini quando scrivo. È semplicemente impossibile non innamorarsi dell’Italia ascoltando il requiem o Madama Butterfly, perciò sarebbe un grande onore per me visitare l’Italia come autore.
I miei più vivi ringraziamenti a Mads Peder Nordbo per aver risposto con impegno e intelligenza a questa intervista.
A voi tutti dico: quando verrà in Italia andatelo a conoscere, vale la pena come pochi. E mi piacerebbe vederlo alle prese con una nostra semplicissima pizza…
Qui la recensione a La ragazza senza pelle