La scomparsa di Stephanie Mailer



Joël Dicker
La scomparsa di Stephanie Mailer
La nave di Teseo
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La biografia di Joël Dicker (classe 1985, svizzero) racconta che il suo primo romanzo prima di essere pubblicato fu rifiutato da molti editori, ma quando finalmente fu edito (“Gli ultimi giorni dei nostri padri” del 2011) gli permise di vincere il prestigioso concorso del Prix Genevois des Ecrivains. Ma è solo l’anno successivo che, con La verità sul caso Harry Quebert, scoppia il “caso Dicker”: un libro tradotto in trentatré lingue e che ha venduto circa cinque milioni di copie. Un piccolo miracolo in un periodo di estrema disaffezione alla lettura.
Oggi, dopo una specie di sequel a quel romanzo (con lo stesso protagonista), esce anche in Italia la sua nuova fatica per i tipi della casa editrice La nave di Teseo: “La scomparsa di Stephanie Mailer”.
Devo confessare che io ero tra la ristretta cerchia di coloro che non avevano particolarmente amato “La verità sul caso Harry Quebert”; lo avevo trovato tutt’altro che entusiasmante, sia per quelle premesse, poste ad avvio di ogni capitolo, sulla scrittura e sulle difficoltà del mestiere di scrittore, sia per quella suspense un po’ meccanicistica posta a ogni fine capitolo, per suscitare in automatico il voltapagina. Una vicenda inoltre piuttosto rocambolesca e poco realistica…
Aspettavo quindi al varco della sua seconda prova l’autore svizzero.
Così non ho esitato ad acquistare questo titolo non appena è uscito e… voilà! mi sono ricreduta su Joël Dicker. Finalmente, liberatosi del suo primo personaggio (del quale in un’intervista ha dichiarato di essere innamorato e dal quale non riesce a separarsi), egli ha costruito una bella vicenda, carica di suspense e intrigo.
Anche questa volta la vicenda è piuttosto intricata e si dipana su due piani temporali. I fatti che accadono nel presente sembrano avere un legame inquietante con un quadruplice omicidio accaduto vent’anni prima. Teatro degli avvenimenti il piccolo centro balneare di Orphea, nelle vicinanze di New York, dove da sempre cercano rifugio gli abitanti stressati dalla grande mela.
La narrazione si apre con il breve racconto dei fatti accaduti nel 1994, quando il sindaco della cittadina con tutta la sua famiglia, oltre a una donna che si trovava a passare di fronte all’abitazione facendo jogging (quando si dice essere nel posto sbagliato al momento sbagliato!), vengono orrendamente trucidati. Di questo plurimo omicidio viene accusato un giovane uomo che aveva avuto dei dissapori con il sindaco.
Ma, vent’anni dopo, una giovane giornalista (anche lei in fuga dalla grande metropoli), Stephanie Mailer, va a cercare il detective Jesse Rosemberg, colui che insieme a un collega si occupò di indagare e risolvere il caso. L’uomo è a pochi giorni dalla pensione ma, quando la donna gli dice che hanno incolpato l’uomo sbagliato, decide di chiedere un permesso speciale e riapre il caso.
All’inizio con molto scetticismo, ma – dopo la scomparsa della giornalista -, con sempre maggiore determinazione, deciso a fare chiarezza, una volta per tutte, sul quel caso.
Non credo servano altri dettagli sulla trama di questo lungo romanzo (640 pagine), che il lettore deve avere il piacere di scoprire da solo, pagina dopo pagina, colpo di scena dopo colpo di scena…
Da dire c’è ancora che la lettura, nonostante i due piani temporali, scorre molto agevolmente e i capitoli nei quali viene raccontata la vicenda del 1994 sono svolti come dei Flash back cinematografici, e quindi con molta velocità ed essenzialità. I personaggi, anche quello del detective, sono raccontati sia nel loro pubblico sia nel loro privato, regalando al lettore un altro romanzo del carattere umano, senz’altro ben sviluppato.
In conclusione, ma lo avrete già capito da soli, il mio è un giudizio del tutto positivo per questo libro che, rispetto a quello che tanto successo ha arriso a Dicker, dimostra una maggiore maturità di scrittura. Mi auguro, come sembra, che nel pubblico scatti la molla del passaparola e che all’autore porti un successo di classifica pari almeno a quello tributato al suo amato Harry Quebert, visto che i percorsi che fanno di un libro un Best Seller sono imperscrutabili e spesso indifferenti al reale valore di un’opera…

Flaminia P. Mancinelli

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