Intervista a Andreas Pflüger – Nero assoluto

Raffaella Bianchi ha intervistato Andreas Pflüger in occasione del Krimi Festival di Roma

41VqUJCnaNL._SX330_BO1,204,203,200_Lei è uno sceneggiatore affermato: ha scritto sceneggiature per film di Volker Schlondorff e per gli episodi della serie tv Tatort. Perché ha poi deciso di scrivere romanzi?
Ho sempre voluto essere uno scrittore, non uno sceneggiatore o scrittore di poesie, semplicemente uno scrittore. E scrivere un romanzo è solo un altro modo per raccontare una storia. Essere uno sceneggiatore è molto utile se si vuole scrivere un romanzo: una buona sceneggiatura  è come avere un cinema mentale e lo stesso vale per un romanzo. Se sei capace di scrivere sceneggiature, sei capace anche di scrivere romanzi.

In Italia il suo romanzo ha il titolo “Nero assoluto”, mentre l’originale tedesco è “Endgültig” (finale, conclusivo). Che cosa voleva suggerire con il titolo originale?
Se qualcuno diventa cieco è qualcosa di eterno, definitivo. Un uomo che diventa cieco deve inventarsi una nuova vita completamente. Un’altra ragione per il titolo è che la mia eroina ha perso la sua memoria ed è convinta che nel momento in cui la riavrà indietro tutti i ricordi della sua vita ritorneranno per sempre.

Pensa che scrivere thriller, gialli e noir sia attualmente lo strumento più adatto per descrivere la nostra società?
Non ci ho mai pensato, questa è una domanda che mi fanno sempre i giornalisti. Per me scrivere un romanzo thriller è il modo perfetto per esprimermi. Le mie storie cercano di fare filosofia su alcuni temi come il senso di colpa, la vergogna, l’amicizia, l’onore. Potrei parlarne in una commedia o in un dramma teatrale, ma amo l’azione e amo scrivere romanzi con molta azione, così un poliziesco è il mezzo migliore per esprimermi.

14449962_1617483058545083_1961628330171785162_nSi prepara in modo differente prima di scrivere un romanzo rispetto a quando sta per scrivere una sceneggiatura?
Sì, è una preparazione completamente diversa: prima di scrivere una sceneggiatura devo avere un buon piano, una specie di road map, il trattamento, che comprende l’inizio, i personaggi, il nucleo della storia, i punti principali della trama, e anche la fine. Quando ho preparato tutto questo allora inizio a scrivere. Se invece devo scrivere un romanzo, non so nulla. Quando ho iniziato “Nero assoluto”  sapevo solo che questa donna era cieca, che era stata una poliziotta e questo è tutto. Sapevo che forse lei avrebbe incontrato di nuovo le persone che le avevano sparato un proiettile nella testa, ma niente più.  Ho scritto questo romanzo giorno per giorno, rimanendo sorpreso da quello che i miei personaggi mi raccontavano, di quello che volevano per la loro vita.  Persino a circa 50 pagine dalla fine non sapevo quale sarebbe stato il finale, e infatti ne sono rimasto sorpreso. E’ il modo più soddisfacente di scrivere per quanto mi riguarda.

Ma forse succede anche ai suoi lettori, io stessa sono rimasta sorpresa dal finale.
Può essere, molti lettori mi dicono che il finale li ha sorpresi.

C’è qualcosa che le ha dato ispirazione per scrivere questo romanzo, o forse c’è stata una persona che lo ha ispirato?
Stavo leggendo la biografia del filosofo francese Jacques Lusseyran che diventò cieco all’età di otto anni negli anni ‘30. Quando arrivarono i nazisti in Francia, Lusseyran era a capo di una delle cellule di resistenza francese. Appena arrivava un nuovo candidato per il gruppo, lui ci parlava da solo e i compagni dicevano “Aspettiamo finché il cieco ha visto”. Quando ho letto questa frase è stata come se avessi un’esplosione in testa, perché in quel momento mi stavo proprio chiedendo se la mia eroina fosse in grado di separare la verità dalle bugie meglio di una persona che ci vede. E in quel momento è iniziato tutto.

Perché ha deciso di usare le regole del Bushido, le regole d’onore dei samurai, per Jenny Aaron?
Non ho deciso nulla: un giorno Jenny Aaron mi ha detto: io seguo le regole del Bushido, e io non sapevo nulla del Bushido, ho dovuto studiare. Molto spesso non so spiegare perché i miei personaggi fanno questo o quello, molte cose che fanno rimangono un mistero per me, e spesso non mi piacciono le loro azioni.

KRIMI_PflugerMa allora alla fine lei viene arricchito dalle scelte che fanno i suoi personaggi?
Sì, ogni volta.

“Nero Assoluto” non è solo un romanzo thriller che racconta di crimini e investigazioni, ma parla anche di senso di colpa, tradimenti, solitudine, onore.È  d’accordo?
Certamente. Gli argomenti principali di questo romanzo sono la vergogna, la colpa, l’amicizia e l’onore, l’amore. Ho cercato di andare sempre più a fondo negli aspetti fondamentali dell’animo umano, ecco di cosa parla il mio romanzo.

Leggendo “Nero Assoluto” si ha l’impressione che ciascuno di noi abbia capacità straordinarie delle quali, però, non è consapevole. È così?
Un aspetto di questo romanzo che lo differenzia dal primo che ho scritto è che ho dovuto fare molte ricerche perché volevo scriverlo dal punto di vista di una donna cieca, e non era facile. Uno degli aspetti principali è che quando una persona diventa cieca deve inventarsi una nuova vita perché se non lo fa ne esce distrutta. Ecco il motivo perché tutte le sfide che deve affrontare la mia eroina sono così dure, lei deve combattere per la sua vita ogni volta. E’ una persona estremamente forte. Quello che è ho scritto è come un ritratto delle persone cieche: le sfide di Jenny sono le sfide che una persona cieca deve affrontare nella sua vita.

In effetti, alla fine ci si dimentica che Jenny sia cieca. Quando le viene chiesto di guidare un’auto e lei si rifiuta, io ho pensato: “ma perché, dove sta il problema?”. Mi ero dimenticata della sua cecità.
E’ vero, le persone cieche che hanno letto il libro sono rimaste molto contente, e così anche io. Avrebbero anche potuto pensare “questo libro è pieno di sciocchezze”.

Ci sono degli scrittori di crime fiction che lei ama leggere o che magari hanno influenzato la sua scrittura?
Gli scrittori che hanno influenzato la mia scrittura sono soprattutto di area anglosassone: Hemingway, Irving, Chandler è uno dei miei eroi, Patricia Highsmith. Non leggo thriller tedeschi, ma non perché credo che non ne valga la pena, solo che mi vedo più come scrittore internazionale che come scrittore tedesco.

La recensione di Nero Assoluto:
 http://www.milanonera.com/nero-assoluto-andreas-pfluger/

Le foto usate a corredo dell’intervista sono state prese dal sito
http://www.festivalkrimi.com/gallery2017/

Raffaella Bianchi

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