Intervista con Andrea Cotti

Andrea Cotti ha pubblicato sia narrativa che poesia, scrive sceneggiature per il cinema e la TV, ma è anche editor e docente di scrittura creativa.

Dal suo libro “Un gioco da ragazze” , edito da Colorado Noir, recentemente è stato tratto un film.

Sei poeta, scrittore e sceneggiatore. Quale ruolo ti definisce meglio?
Se debbo proprio scegliere, direi scrittore. Al momento attuale però sono sicuramente più impegnato come sceneggiatore. E la cosa mi piace, al punto di sacrificare anche la scrittura narrativa

Da cosa è stato ispirato il tuo libro “UN GIOCO DA RAGAZZE”?
Dalla vicenda di Erika e Omar. All’epoca mi colpì molto. Ma soprattutto mi colpì come un caso di cronaca finì per diventare un caso sociale, e come questo fu trattato dai media. Poi, ovviamente, alla base di tutto c’era la mia “curiosità” nel tentare di capire cosa poteva essere passato nella testa di due ragazzi che compiono un atto simile.

Qual è il tuo giudizio sul film che ne è stato tratto e del quale hai scritto la sceneggiatura?
Penso che sia un film non banale. Con molti punti di forza, e diretto straordinariamente bene. Poi, certo, è molto diverso dal romanzo, ma ne conserva la medesima urgenza.

E’ corretto sostenere che contenga una sorta di denuncia contro la superficialità e la voglia di apparire ad ogni costo che sembrano caratterizzare questa generazione di adolescenti?
Beh, sì. Ma c’è anche una denuncia molto forte sull’assenza degli adulti, e sul loro vuoto.

Con quali mezzi si possono combattere superficialità ed egoismo?
Col caro vecchio buon esempio. Mostrando, e raccontando, che ci sono altri modi di vivere non egoistici e non superficiali, e quindi più pieni e ricchi.

Quali sono i poeti che prediligi?
Tra tutti Giorgio Caproni, Giovanni Giudici e Ferruccio Benzoni.

La poesia nasce dalla sofferenza?
No, nasce dalla complessità della realtà. Complessità che in quanto tale spesso provoca sofferenza.

Che consiglio daresti a chi vuole fare lo scrittore?
Il più banale: scrivere, esercitarsi, provare. E poi leggere, leggere, leggere. Per ogni 10 pagine scritte, leggerne 100.

Quale è stato il momento più gratificante della tua carriera?
Avere scritto la sceneggiatura di “Marpiccolo”, il film tratto dal mio romanzo “Stupido” che dovrebbe uscire nei prossimi mesi.

E il traguardo più ambizioso che vorresti raggiungere?
Più che un traguardo, è un sogno che probabilmente non si realizzerà mai: essere io a dirigere un film scritto da me.

Francesca Panzacchi

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