Gli occhi si appuntarono sulla foto del cadavere. L’intuito che la guidava come un radar si mise in azione. Sentì crescere un’energia che la spingeva a scavare, alla ricerca della verità.
Alzi la mano chi dopo aver letto Un gelido inverno in viale Bligny non desidererà ardentemente avere una amica come la vicequestora Andrea De Curtis. Dobbiamo dire la verità, Arianna, l’autrice, ha dato vita a una vera chicca di protagonista, un personaggio pensato e su cui si è lavorato tanto dal punto di vista autoriale, un impegno che il lettore sente fin dalle primissime pagine.
De Curtis è scafata quanto un uomo, intuitiva quanto una donna, segugia quanto uno sbirro. La sua automobile è un disastro e ci si può trovare di tutto dentro, quasi come in una sorta di “borsa di Mary Poppins” ma con le ruote. La sua vita privata è fatta di uomini di cui il giorno dopo a stento ricorda la faccia, e ha una idiosincrasia per Milano che nelle pagine del giallo di Destito Maffei è una caratteristica che risulta completamente adorabile. Ora, una così ovviamente può perdere la bussola della propria vita e pensare che forse quel fuoco sacro che le aveva fatto indossare la divisa tanto tempo prima non brucia più come una volta. Che magari ha dato alla polizia tutto quello che poteva ed è giunto il momento di “smontare le tende e radunare il bestiame”, ma poi c’è sempre qualcosa che la richiama al suo dovere. Un caso da risolvere, un delitto sul quale indagare e allora il fiuto da segugia, l’odore del sangue, la riporta inevitabilmente a quello che sa fare meglio e che, inutile negarlo, le piace di più.
Andrea appena arrivata a Milano si trova tra le mani un caso complicato che vede l’omicidio di un noto gallerista d’arte, il cui corpo viene rinvenuto presso i giardini di Porta Venezia. Iniziano le indagini in cui la vicequestora viene affiancata dall’ispettore Torrisi, quanto di più umanamente distante possa esserci da lei. Ma il dovere chiama e i due devono collaborare se vogliono incastrare chi sta uccidendo nella città meneghina e nell’ambiente della Milano dell’alta borghesia, perché al primo omicidio ne è seguito un secondo che porta la stessa firma del primo e le medesime modalità.
La bravura di Arianna è quella di lasciare quasi in secondo piano la trama gialla in sé e concentrarsi fortemente sui personaggi, non solo la vicequestora, vera anima dell’intera narrazione, ma tanti altri protagonisti egualmente tratteggiati con un vera maestria, come la trans Marlene che abita accanto alla stessa Andrea e con la quale stringe una insolita ma sincera amicizia, e tutta la varietà di gente che abita il civico di viale Bligny 42, dove i colori e i sapori del mondo sembrano essersi dati convegno e dove la vicequestora trovo ancor più linfa vitale per le sue indagini e per affinare il suo intuito.
Ora qualcuno che ha la stessa mia passione per il giallo classico non potrà non trovarci eco di Crapanzano, con le sue case ringhiera e le sue portinaie ciarliere, e neppure di Pinketts capace di pennellare Milano nei suoi lavori come se fosse stato Monet con la cattedrale di Rouen, ma insieme ci troverà anche l’intelligenza di Destito Maffei nell’aver fatto tesoro di tutto questo e poi averlo condito con l’estro tipico della scrittrice, con una sorta di sentimentalismo da donna, con dialoghi in cui i lettori attenti ci vedranno sempre una sfumatura di rosa, insomma, con quel qualcosa che da qualche anno a questa parte ci sta facendo adorare le nostre autrici e capire che sono proprio brave!