Alina Malavasi è una stella della TV sulla via del declino. Una volta era stata bella e famosa; ora, seppur ancora dotata di grande fascino, deve combattere contro l’inevitabile passare del tempo, in un mondo, quello dello spettacolo, che dimentica troppo in fretta i propri idoli. Una vita, la sua, tanto soddisfacente dal punto di vista professionale quanto tormentata e infelice dal punto di vista sentimentale. Nemmeno il suo terzo marito, Adalberto Riccardi, direttore di un’importante testata giornalistica, riesce infatti a darle la felicità che tanto desidererebbe. Ma c’è dell’altro: da un po’ di tempo, Alina riceve strani messaggi minatori. E un suo ammiratore è un po’ troppo affettuoso… Per l’amicizia che lo lega a Riccardi, il procuratore Pellegrini, tra una frase lasciata in sospeso e l’altra, incarica (ufficiosamente) il suo migliore ispettore, Sebastiano Rizzo, di indagare. Proprio quando tutto sembra essersi risolto in una bolla di sapone, Alina viene uccisa in casa sua, strangolata da uno dei suoi inseparabili foulard. L’indagine, ovviamente, viene assegnata a Rizzo, che così, dopo il caso brillantemente risolto in “A nozze col delitto” si trova nuovamente invischiato nella ragnatela di intrecci, veleni, menzogne, invidie e gelosie che è il mondo dell’alta società milanese, e dello spettacolo in particolare.
Terzo libro della saga legata al personaggio del bello e tenebroso ispettore Rizzo, “Io so tutto di lei” è sicuramente il più riuscito fra i tre prodotti della giovane penna di Lucia Ingrosso. Pur avendo parecchio in comune con i suoi due predecessori, e mi riferisco allo stile della scrittura immediato e senza fronzoli, al ritmo incalzante della narrazione nonchè i frequenti “salti” di scena quasi cinematografici (elementi che rendono i libri di Lucia Ingrosso piacevoli e leggibili anche in un solo giorno) questo nuovo romanzo si caratterizza per un netto miglioramento dell’intreccio, complicato al punto giusto e ricco di capovolgimenti e colpi di scena fino all’ultima pagina. In più, l’idea della riapertura del caso della morte del padre dell’ispettore (cosa di cui si parla, seppur in modo sempre superficiale, fin dal primo libro), rende il personaggio del protagonista più concreto e apre nuove possibilità di sviluppo per i futuri romanzi, lasciando così il lettore in attesa dei successivi capitoli. La strada è quella buona quindi, si spera che prosegua anche meglio!