Dopo l’adorabile incursione nel 1901 di Buchi nella Sabbia, Malvaldi torna a Pineta dai suoi vecchietti del BarLume. Tipi tosti questi vecchietti, e non è facile averci a che fare. Sì, perché questi adorabili personaggi hanno purtroppo dei limiti, prima di tutto temporali. Difficile infatti immaginare uno sviluppo a lungo termine, un’ evoluzione sostanziale, una crescita insomma, essendo loro anagraficamente già parecchio “ cresciutelli”. Ciò non vuol dire che siano relegati all’immobilità letteraria. Malvaldi , infatti, apporta delle varianti , ma non sostanziali: il Rimediotti è su una sedia a rotelle e parla solo premendo il bottone dell’aggeggio che ha sotto la gola. L’espediente funziona, è simpatico m a è comunque di poco conto nel quadro generale della caratterizzazione dei personaggi.
Altro limite con cui l’autore deve fare i conti è quello spaziale. Bene o male il gruppo “ inps dixit” si muove poco, quindi le storie non solo devono raggiungerli a Pineta, ma addirittura quasi dentro al bar.
Come allora sviluppare una serialità partendo da dei personaggi così? Ingegno, ci vuole ingegno e
la soluzione è esattamente quella adottata da Malvaldi: più che “allungare” la serie, l’ha “ allargata” introducendo man mano sempre più personaggi e situazioni a far da corollario ai “prostata brothers” e utili ad ampliare l’orizzonte narrativo. Ecco quindi, oltre al bar, il ristorante Bocacito e soprattutto l’entrata in scena della fidanzata poliziotta di Massimo, il “barrista”. Presenza quella di Alice, vicequestore di Pineta, non certo nuova, essendo già apparsa in episodi e racconti precedenti, ma solo in questo mi sembra si sia trovata la giusta chiave di inserimento nel gruppo. Prima il personaggio risultava un po’ estraneo, e pure alquanto antipatico, ora invece l’amalgama è completa , i vecchietti sono sempre adorabili, i comprimari funzionano a dovere e la storia scorre piacevolmente, anche se il pregio, la dote unica e peculiare di Malvaldi è soprattutto nella scrittura. Ironia, divertimento, acume e sarcasmo sono le qualità indiscusse che l’autore unisce a quel fare dissacrante tipicamente toscano. Indiscutibilmente amabile, inoltre, è il suo far capolino tra righe, a fare da controcanto o dispensare con semplicità nozioni scientifiche. Doti queste ancora più apprezzabili nei due romanzi “ storici” “Odore di chiuso e “ Buchi nella sabbia”.
Una scrittura tutta da gustare
La battaglia navale
Cristina Aicardi