La danza dei tulipani – Ibon Martìn



Ibon Martìn
La danza dei tulipani

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Ibon Martìn, l’autore de La danza dei tulipani, è uno scrittore basco noto per aver reso celebre nei suoi thriller il paesaggio ancora rurale e selvaggio di certe zone dei Paesi Baschi, in quanto esperto di letteratura di viaggio. Anche ne La danza dei tulipani l’asprezza della vita dei pescatori del mar Cantabrico, la scabrosità e il fascino incontaminato del paesaggio sono parte integrante della vicenda.
A Gernika (la Guernica del celeberrimo quadro di Picasso) e nelle zone circostanti si muove un serial killer che uccide con particolare efferatezza delle giovani donne, filmando o fotografando la loro agonia per diffonderla via web e lasciando come firma dei tulipani. Tocca ad Ane, giovane poliziotta con una tormentata vicenda familiare, mettersi sulle tracce dell’omicida e dipanare poco per volta una fittissima ragnatela, sino a svelare una verità tragica e imprevedibile.
Il thriller di Martìn è incalzante, come le onde del mar Cantabrico sempre impetuose, le vicende si susseguono con un progressivo aumento di tensione sino al drammatico finale. L’attenzione continuamente rivolta alla creazione di un’ininterrotta suspense non gli impedisce però di affrontare temi particolarmente caldi in questo periodo, come il maschilismo imperante nel mondo del lavoro e la violenza sulle donne, spesso subita in silenzio dalle vittime.
La figura di Ane, la poliziotta che conduce le indagini, è particolarmente riuscita: inquieta, con piercing e tatuaggi, batterista a tempo perso, unisce una violenza quasi virile a un animo profondamente sensibile, che le permette di gestire una squadra di colleghi dal carattere non facile.
Il tema della discriminazione di genere nel mondo del lavoro ritorna frequentemente; Ane sa di dover subire pregiudizi perché ha avuto una storia con il suo capo, così come Natalia, giornalista e prima vittima, subisce il linciaggio morale di essere stata l’amante del commissario Olaizola. La dimensione di ottuso pregiudizio non invade solo le campagne rurali, si diffonde anche nelle città, in contesti culturali che dovrebbero essere in grado di superarli. Collegato a questi temi è un argomento particolarmente sentito oggi in Spagna, cioè il pesante retaggio di tradizionalismo arcaico tipico di una chiesa cattolica che non ha saputo ancora rendersi del tutto autonoma dal conservatorismo e dal franchismo. Il monastero di suore descritto da Martìn è un condensato di arroganza, autoritarismo e ignoranza: le monache che si ritengono superiori alla legge, che si arrogano la conoscenza della verità e del bene sono descritte con tale intensità da far pensare che questo cattolicesimo così lontano da Cristo sia una ferita ancora aperta nella società spagnola.
Un bel thriller, con un efficace congegno drammaturgico e un ritmo sempre teso, una lettura estiva ma non notturna, se si vogliono dormire sonni tranquilli.

Donatella Brusati

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