Il colore della nebbia



Eliselle
Il colore della nebbia
Damster
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Un libro corale, un continuo mormorio di voci narranti che contrassegnano in un caleidoscopico mixer la storia di questo romanzo, con lo scatenarsi dei media accompagnato dagli strilli delle prime pagine e dai pettegolezzi della cronaca televisiva. Si esibiscono senza pudore le interviste ai genitori, agli insegnanti a chiunque cammini per strada. Voci, parole e insinuazioni che fanno male, peggiorati dalle sporche e malsane condanne sul web.
Una collettività, improvvisamente messa di fronte a un turpe delitto: l’omicidio di una bambina di sette anni. Chi è stato? E perché? Possibile che, annidato nella sua anima nera, stia il perché della più torbida essenza del male?
L’inutile e invasiva caccia al colpevole sarà accompagnata dal carosello mediatico che, rapace, sta usurpando le nostre vite. Ogni abitante della piccola città provinciale si sentirà coinvolto e uno dopo l’altro, i personaggi dovranno confrontarsi con l’indifferente abulia di una grigia nebbia che pare cementare ogni peccato.
Martina ha sette anni. Anzi Martina aveva sette anni. L’hanno gettata in un fosso dopo averla soffocata.
Una tragedia recitata su un palcoscenico sul quale si è scatenata la caccia all’assassino, al colpevole.
Ma la vita continua. Continua per Giulia che pensa di cambiare in meglio il suo malpagato lavoro trasformandosi in governante di una ricca famiglia, e da un chiassoso condominio si trasferisce in una casina tutta per sé. Là forse riuscirà a superare le sue paranoie e gli attacchi d’ansia legati alla morte dell’amato nonno.
Continua per il poliziotto Nicola, Nick, ma solo quando avrà avuto la certezza che la bambina morta, abbandonata nel fango, non è la sua Matilde. Nick che però non vede l’ora di uscire da casa sua, da quella domestica routine che gli pare peggio di una prigione e in cui resta solo per i figli. Nick che sogna solo di incontrare Lorena che anche non se ne rende conto, è l’unica persona in grado di guarirlo dagli incubi del passato.
Continua per Lorena che affastella speranze, momenti preziosi e momenti tristi, che ama Nick, ma non riesce ad aiutarlo a liberarsi dei suoi legami.
Continua per Valentina la tredicenne, pericolosamente prepotente e viziata, convinta di essere intoccabile e invincibile che, in preda a un’onnipotente follia adolescenziale, come un vampiro succhia la sanguinosa essenza di questa tragedia.
Continua per le cacciatrici d’uomini Angela e Amanda con i loro rapporti familiari sul punto di rottura che esaltano il loro peggiore lato nell’intento di conservare il loro bottino, la perfetta “casina del Mulino Bianco”.
Insomma un raccontare dal punto di vista di tanti io narranti la morte della povera Martina che funge da filo rosso e diventa anche il modo per rivelare la propria vita, i propri sentimenti e, nel caso dei media, il più efficace per eccitare il pubblico.
Un ritratto dell’attuale società che sprizza malessere da tutti i pori.
Ma chi ci circonda è veramente così insoddisfatto, così cattivo, così disumano? Forse il male e la negatività sono contagiosi, spero di no, ma sicuramente fanno audience.
C’è differenza tra il prendere parte a un dolore e il servirsene per trarne un guadagno purchessia, tra il soffrire dentro la pena altrui e la giornaliera, morbosa speculazione dei media che prendono una drammatica notizia per trasformarla in spettacolo.
Grazie Eliselle per questo tuo Il colore della nebbia e il suo messaggio che, con rara efficacia, semina in un incolto terreno che deve rinascere. Speriamo nel germogliare di una diversa etica che faccia passare di moda questa morbosità o meglio che la seppellisca una volta per tutte.

Patrizia Debicke

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